I Sarchiaponi di Mazzate.com

L’immagine qui sopra raffigura un raro esemplare, ahimè non più funzionante, di mina eterica. Il bizzarro ordigno, brevettato da Konstantin Birillovic nel 1897, serve a liberare un’area più o meno grande da spiriti, poltergeist, influenze erranti, necrospettri, torsi di consistenza vaporosa in fluttuazione libera e fantasmi d’ogni genere. Azionando l’interruttore la mina si trasferisce nel piano astrale, dove esplode non appena toccata da un ectoplasma. Benchè letale per ogni tipo di entità scorporata, la mina è del tutto innocua per le creature ancora viventi, che al massimo avvertono un vago disagio. Si consiglia tuttavia di allontanare dalla zona  soggetti quali i medium, i cani, gli infanti e le fanciulle rese troppo sensibili dall’eccessiva lettura di romanzi dedicati a vampiri sbrilluccicosi.

L’arma del dottor Birillovic ebbe notevole successo durante la Rivoluzione d’Ottobre, quando le truppe bolsceviche ne fecero largo uso per sconsacrare chiese e scacciare spiriti dai terreni agricoli destinati alla collettivizzazione. Scomunicato dalla chiesa ortodossa e da quella cattolica, e amareggiato dall’uso politico della sua creazione, il dottor Birillovic fuggì dalla Russia nel 1921 e di lui si perse ogni traccia.


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Il Sublime Calendario di Giada del Celeste Imperatore Cazzaro – Settembre 2011

L’I-Chinguhauha del celeste imperatore Cazzaro
Il Celeste Impelatole Cazzalo licolda al popolo che egli è molto fielo del suo cucciolo di I-chinguhauha, Lufus. Il Celeste Impelatole Cazzalo lammenta ai dignitali di ogni legione dell’impelo che è obbligatolio plostlalsi di flonte a Lufus plima di licevele udienza dall’Impelatole. Il Celeste Impelatole Cazzalo licolda al popolo che melcoledì dovlanno poltale gli ossicini di pollo al palazzo pel le celeblazioni del secondo compleanno di Lufus. Ecco. Flutta flitta.

Lo shintoismo e l’arte della manipolazione dei generatori fotovoltaici:
Raggiungere l’illuminazione per mezzo di un generatore fotovoltaico non è barare.

***

La saggezza zen dei monaci trappisti del Buddha di Podgorica:
“Minchia che fatica!”

Estratti da ‘L’arte della cazzata’
di Sunzi Ca-Tzè:
“Un uomo senza cazzata è come uomo senza cazzata.”
“Conosci le cazzate, conosci te stesso. Conosci un po’ quel che ti pare, tanto non conta una cippa.”
“La cazzata è una corazza di cozze rubizze.”
“L’uomo come metafora della cazzata è la via che porta al successo. O alla peggio in birreria.”
“Chi è senza cazzate squagli la prima pletora.”
Haiku della sera
Il sole rifugge
le tiepide membra.
Poponi.

***

Il mirabile I-chinguhauha Rufus predice il futuro:
Wuf!

 

Haiku della mattina
Un vecchio di stagno.
Una rana di tufo.
Rumore di zoccoli.

***

La sublime stagione del ratto derviscio e del dragone di stagnola
Alla morte del glorioso e azzurrognolo imperatore Sha Quon (detto Stan Smith) l’impero cinese d’occidente passò nelle mani del celeste imperatore Cazzaro. Egli, come primo editto, procedette a spostare la capitale a Manerbio per favorire le relazioni internazionali con i dignitari d’Europa. La mossa non piacque al sindaco di Brescia, Sigisbreo Pardeciufoli, il quale, avendo militato nelle fila del generale Paolo Sarpi nella guerra delle lunghe bacchette, temeva una nuova invasione cinese. Per questo motivo il Pardeciufoli si affidò al noto mercenario Lord Buccinasco, il quale, con l’aiuto dei soldati delle temibili Turbe Raccogliticce inflisse una pesante sconfitta al Cazzaro in quel di Zerbino.

***

Un altro Haiku
(magari per dopo pranzo)
Rifletto sui fichi,
in tempi di magra.
Caduche postille.

Il Santo del Mese
Sant’Ululone
L’imperatore Tamiro Ranobius Occhio di Giada rinunciò a potere e ricchezze per andare a fare il buttafuori in un casinò di Las Vegas con il nome d’arte di Sant’Ululone.
Alcuni storici interpretano la decisione dell’imperatore come un’affrettata fuga in seguito al famoso scisma delle frittatine, in cui una folla di milioni di cinesi incazzati si radunò davanti al palazzo dell’imperatore domandando giustizia per le frittatine. Altri storici invece propendono per la subliminale nonchè subdola influenza dell’amico e consigliere Birillo, come causa della precipitosa fuga dell’imperatore. Altri ancora invece sono andati a farsi una pizza e pare non abbiano alcuna intenzione di commentare su simili vicende. Noi, dopo anni di studi e ricerche meticolose siamo giunti alla conclusione che l’imperatore Tamiro Ranobius Occhio di Giada fosse una rana. Questo dovrebbe quantomeno chiarire una volta per tutte come mai scelse il nome di Sant’Ululone.

Ordini dall’alto
Nove al quarto posto:
a) Progresso come un criceto. Perseveranza reca pericolo.
b) Un criceto perseverando finisce in pericolo: questo non è il posto che gli compete.

I Ching, commento all’Esagramma 35

Ordini dal basso
Chirografo Magico

E’ quella specie di laurea, per dir così, che si crede ricevere dal diavolo o per essere invulnerabile, o per innamorare tutte le belle, o per divenir dottore senza fatica. Il famoso fuoriuscito cognominato Eaurienziello vantavasi di conservare nel bavaro del suo vestito il chirografo della invulnerabilità.

Il Dizionario Infernale

Fregio04


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Il Calendario di Frate Cazzaro – Agosto 2011

invito La Squadra Cazzate è lieta di invitarvi alla mostra pittorica:
I viaggi allucinanti di Pellegrino Artusi

 

Ben più di una mostra di semplici quadri, si tratta di un viaggio nel mondo meraviglioso in cui da sempre vagano le nostre menti! Venite ad osservare la tragedia metropolitana di Guernicchia, salpate per l’infinito con Capitan Mangrovia, perdetevi nelle arzigogolate volute delle Aerocazzate! Tutto questo ed altro ancora potete ammirarlo qui:

OUTBACK
via Tenca 10 – Milano

1108mese

Frate Cazzaro e la crisi del settimo anno
Non ce la faccio più! Chiuso qui da sette lunghi anni, di ottantaquattro meno lunghi mesi, ovvero trecentosessantaquattro ancor più brevi settimane. Legato alla sedia, nutrito a pane, acqua e lupini (non che non apprezzi i lupini, ma un po’ di varietà nella dieta ci vuole, insomma), fustigato se non consegno la quotidiana dose di cazzate. Tutto il tempo impiegato a stilare a mano il famoso calendario che da me prende il nome. Tutto questo per cosa? Per i lupini? E neanche un cinemino ogni tanto. Insomma, così non si va avanti! Fatemi uscire! … Davvero… almeno un pochino… dai… ehi?… c’è nessuno? …

1108main

Copechi
S’avessi solo due copechi
per comprare sei trichechi
al mercato degli aztechi
me ne andrei sui lidi grechi
salutando i vostri biechi
usi, costumi e sprechi,
lo capiscono anche i ciechi.
Non che tanto me ne frechi
poiché, ahimè, senza i copechi
sebbene quivi vi deprechi
mi tocca porgervi gli ossequi.
[da ‘Lo sfogo del kazako’ di Grigorij Wawlaskawlaw]
La leggenda dello Gnorri
Tra i molteplici troll che abitano i boschi della Norvegia, lo Gnorri è sicuramente il più pernicioso. A lui son attribuiti tanto vili dispettucci quanto esecrande nefandezze. Dal furto della collezione di panpepati di Tito Cräpussen al fattaccio di Tubinga.
Ed ogni volta che viene beccato, anche con le mani nel sacco, lo Gnorri nega di aver fatto alcunchè e con estrema nonchalance fa finta di nulla (da cui l’espressione popolare ‘fare finta di nulla’, appunto).

 

***

1108calendario
La somma verità degli Scialacquoni di Viterbo
“Mai le dita furon mal invocate se non per la chiusa del monsone di Gino.” (mah…)

 

1108semina01

***

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Dice lo Gnorri
“Non sono stato io, passavo di qua per caso. Davvero. Non so cos’è successo. Io badavo a fatti miei. Ehi! Guardate! Una giraffa con in testa un cappello fuffoso che cerca di attraversare la strada!… Adiòs, imbecilli!”

 

***

La teoria cosmologica del Grande Rutto Prolungato
Secondo la teoria cosmologica del professor Ignazio Sbraca, l’universo sarebbe stato creato dall’onda d’urto superluminale conseguente al rutto digestivo di un buco nero supermassivo pentadimesionale. Il rutto, seguito all’indigestione di stringhe supersimmetriche del buco nero, sarebbe durato abbastanza da creare tutto l’universo conosciuto più alcune Meringhe Decadimensionali (note come MerDe), che, esistendo in realtà parallele, non hanno effetti visibili a parte il causare le emicranie del professor Sbraca stesso.
La teoria sta attualmente venendo testata presso l’acceleratore di particelle di Bardonecchia sul Gange, dove un team di esperti si rimpinza da tre giorni senza soste di brasato al vino rosso e polenta taragna con i funghi. L’obiettivo è quello di ricreare in laboratorio le condizioni da cui si pensa sia scaturito l’universo ed ottenere anche, come effetto secondario, un paio di meringhe con cui chiudere la cena.

1108semina02
Il Santo del Mese

 

Sant’Inverecondo
Chi può mai dimenticare il prode Sant’Inverecondo e il Miracolo delle Aureole? Tuttora si canta della sicumera con cui il nostro santerello usò i suoi mistici poteri durante il grande Black-out del ’76, quando orde di gerbilli si fulminarono sui cavi dell’alta tensione. Grazie alla moltiplicazione e al successivo sapiente uso di numerose aureole, S. Inverecondo fu in grado di alzarsi dal divano e recarsi in cucina senza incidenti, nonostante il buio pesto e la presenza di spigoli vivi. Amen.

1108santo

Ordini dall’alto

 

E avverrà che se alcuno farà ancora il profeta, il padre e la madre suoi genitori, gli diranno: “Tu non vivrai, perché hai detto delle menzogne in nome di Dio!” e il padre e la madre, suoi genitori, lo trafiggeranno quando egli profetizzerà.

Zaccaria 13, 3

Ordini dal basso

 

I così detti fenomeni prodigiosi
Se si applica un topo sopra la morsicatura dello scorpione, la morsicatura guarisce sollecitamente.

Il Vero Libro Infernale

Fregio04


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Shapiro in amorose ambasce – II

Shapiro in amorose ambasce - ispirato al capitolo XXXII dell'Epica Saga degli Allegri Animaletti del Bosco delle Minchiate

***

Fuffi, il Coniglietto Fluffoso, vaga disperato alla ricerca della mamma, sotto l’occhio vigile del drago Shapiro, figlio di Palmiro. Palmiro in realtà era una tartaruga, ma in seguito alla maledizione di Zio Ciro (che se non ricordo male era il nonno di Fuffi), i suoi figli nacquero con le terribili fattezze squamose di draghi. Già. Shapiro, nonostante il terribile aspetto, o forse proprio grazie a quello, diviene Sindaco del Villaggio dei Mostri, ma ne viene cacciato dopo il famoso incendio causato proprio da Fuffi (e da Bronco, suo fedele servitore e lacchè). O qualcosa del genere.


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Il Libro del Sole e dello Scorbuto: Esegesi delle Nebbie

Esegesi delle Nebbie
Come è noto le ‘Nebbie di Jürgen’, di Tommaso d’Acquino, è un romanzo di transizione, scritto in forma di diario, che narra delle peregrinazioni di Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, attraverso l’Europa del tredicesimo secolo.
Il romanzo è diviso in 48 capitoli, ognuno incentrato su di una differente contrada, regione, città o nazione dell’Europa medievale
. In ogni capitolo vengono descritti usanze, abitudini, leggi, festività e quant’altro di curioso riguardante i luoghi e le popolazioni via via incontrate dal nobile Cefalo. ‘Le Nebbie di Jürgen’ costituisce di fatto una summa della vita e del pensiero dell’uomo medievale e fornisce una potente, per quanto quasi invisibile, testimonianza del suo rapporto con la natura, con Dio, con la società e con il sistema di trasporti pubblici.
Come è risaputo ovunque si rechi, Jürgen è avvolto dalla nebbia. Una fitta nebbia densa che gli preclude alla vista ogni bellezza del creato, ogni umana opera e persino i volti dei molteplici peculiari individui in cui il Cefalo suole imbattersi nel corso del viaggio.
La nebbia lo segue ovunque, financo nelle osterie e nei musei, e nei suoi ‘dialoghi con Dio’, che chiudono ogni capitolo, il d’Acquino, attraverso Jürgen Cefalo, porge al lettore gli insegnamenti che le metaforiche nebbiose vicende racchiudono.
Riportiamo di seguito alcuni estratti del capitolo tredicesimo, ‘Sulla via di Roccasecca’:
“Come giunsi a Tufo la nebbia si era fatta di una densità intollerabile. L’umidità condensantesi sul mio volto mi causava irritazioni cutanee ed un perenne raffreddore. Decisi così di sostare da qualche parte per conceder alle mi fatigate membra qualche ora di riposo.
Movendomi tentoni per le vie di Tufo scorsi quella che pareva una locanda e vi entrai, portando con me l’uggiosa compagna di tante peregrinazioni.
– Chi va là? udii chiamare con perentoria voce dall’interno.
– E’ la nebbia babbo. rispose una voce di fanciulla.
– Cazzo! Prunilla per favore, controlla che non sia partito un pistone un’altra volta.
– No babbo, è la nebbia, quella vera, quella che nelle autunnali mattine d’autunno staziona sui fiori del camposanto, ove mamma soleva portar gladioli e barbabietole. E’ appena entrata dalla porta.
Mi intromisi.
– Domando scusa, sono Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, scambiata avevo la vostra dimora per una locanda. La scarsa visibilità temo m’abbia ingannato la vista.
– Ohibò, se tu il Cefalo che si dice vagare per queste lande, avvolto dalla fumosa e misteriosa aura del SIgnore Nostro? Quello stesso Cefalo che, proprio venerdì scorso si dice abbia incontrato Fango Mascarpani, signore di Valle Scalza e padrone delle famigerate betoniere di Cisterna?
– Son’io.
– Accomodati allora nella mia umile magione. Prunilla, scalda una tazza di zuppa di ciufoli per il nostro ospite che di certo avrà molte storie da raccontare e più ancora da ascoltare.
[…]
– E così tu sei Tommaso Mangiafecola, attore, poeta e drammaturgo, adorato da schiere di fanciulle, richiesto da orde di impresari e ricercato dalla SIAE nonchè dalla Compagnia Teatri Pudici per il plagio dell’adattamento dei ‘Sonetti scorretti’? Certo che ho sentito parlare di te. Il tuo nome è noto da Frascati a Terracina. Ma ora dimmi, come è stato mai possibile che un uomo par’tuo, dotato di intelligenza, avveneza e talento, si sia ridotto a viver, cieco, zoppo e calvo, in una simil catapecchia?
[…]
Segue la storia del Mangiafecola.
[…]
Quella sera, particolarmente turbato, mi ritrovai a cercare il conforto del signore mentre leggevo il ‘Corriere della Bassa’ sulla latrina posta dietro la casa dei Mangiafecola.
– Dio? Ci sei?
– Ehm, veramente sarei un filo occupato, ho mandato mio figlio in missione dagli Ziporyani di Betelgeuse VII e ne sta venendo fuori un casino. La crocifissione in confronto pare una festa di compleanno. Poveretto, stavolta s’incazza sul serio.
– Non ho idea di che cosa tu stia dicendo.
– Non importa, Jürgen, dimmi, cosa t’angustia?
– Stavo riflettendo, come al solito e c’è una piccola question che mi turba e più ci penso più non riesco a venirne a capo.
– Dimmi.
– Tu sei il Signore e padrone dell’Univerto intiero, giusto?
– Corretto.
– E tu hai creato ogni cosa, ogni stella, ogni mondo ed ogni essere che su questa terra si muove sotto il sole o sotto la luna, dai trichechi al paramecio.
– Già. Non ne vado fiero ma l’ho fatto.
– E tu, nella tua infinita saggezza hai assegnato le leggi di questo mondo che governano le nostre vite come quelle di qualsiasi essere vivente, dal tricheco al paramecio.
– Sì. C’è un motivo per cui ce l’hai su col paramecio?
– No, dicevo per fare un esempio.
– Ah, ok. Allora qual’è la tua domanda.
– Ecco. Ripensando alle vicende narratemi dal Mangiafecola, alla sua giovinezza, ai suoi successi, agli amori, ai viaggi alle vittorie e le sconfitte. Ma soprattutto ripensando ad episodi salienti della sua vita quali il disastro del carro portacatrame sulla Salerno-Reggio Calabria o l’incidente con i pigmei barbuti di Paru-Paru, che credetteroche la lozione per capelli fosse un elisir di lunga vita e finiron per aver tutti le lingue barbute. Ecco, ripensando a tutto questo mi chiedevo. Ma che cazzo di senso ha? Sono tutte idee tue ho hai un ghost writer ubriaco che ti aiuta?
Dio non rispose.

Come è noto le ‘Nebbie di Jürgen’, di Tommaso d’Aquino, è un romanzo di transizione, scritto in forma di diario, che narra delle peregrinazioni di Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, attraverso l’Europa del tredicesimo secolo.
Il romanzo è diviso in 48 capitoli, ognuno incentrato su di una differente contrada, regione, città o nazione dell’Europa medievale.
In ogni capitolo vengono descritti usanze, abitudini, leggi, festività e quant’altro di curioso riguardante i luoghi e le popolazioni via via incontrate dal nobile Cefalo. ‘Le Nebbie di Jürgen’ costituisce di fatto una summa della vita e del pensiero dell’uomo medievale e fornisce una potente, per quanto quasi invisibile, testimonianza del suo rapporto con la natura, con Dio, con la società e con il sistema di trasporti pubblici.

Come è risaputo, ovunque si rechi, Jürgen è avvolto dalla nebbia. Una fitta nebbia densa che gli preclude alla vista ogni bellezza del creato, ogni umana opera e persino i volti dei molteplici peculiari individui in cui il Cefalo suole imbattersi nel corso del viaggio.
La nebbia lo segue ovunque, financo nelle osterie e nei musei, e nei suoi ‘dialoghi con Dio’, che chiudono ogni capitolo, il d’Aquino, attraverso Jürgen Cefalo, porge al lettore gli insegnamenti che le metaforiche nebbiose vicende racchiudono.

Riportiamo di seguito alcuni estratti del capitolo tredicesimo, ‘Sulla via di Roccasecca’:

“Come giunsi a Tufo la nebbia si era fatta di una densità intollerabile. L’umidità condensantesi sul mio volto mi causava irritazioni cutanee ed un perenne raffreddore. Decisi così di sostare da qualche parte per conceder alle mie fatigate membra qualche ora di riposo.
Movendomi tentoni per le vie di Tufo scorsi quella che pareva una locanda e vi entrai, portando con me l’uggiosa compagna di tante peregrinazioni.

Chi va là? udii chiamare con perentoria voce dall’interno.

E’ la nebbia babbo. rispose una voce di fanciulla.

Cazzo! Prunilla per favore, controlla che non sia partito un pistone un’altra volta.

No babbo, è la nebbia, quella vera, quella che nelle autunnali mattine d’autunno staziona sui fiori del camposanto, ove mamma soleva portar gladioli e barbabietole. E’ appena entrata dalla porta.

Mi intromisi.

Prunilla Mangiafecola in un'illustrazione di Gustavo Crembrùlé, allegata alla terza edizione delle 'Nebbie di Jürgen'.
Prunilla Mangiafecola in un’illustrazione di Gustavo Crembrùlé, allegata alla terza edizione delle ‘Nebbie di Jürgen’.

Domando scusa, sono Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, scambiata avevo la vostra dimora per una locanda. La scarsa visibilità temo m’abbia ingannato la vista.

Ohibò! Sei tu il Cefalo che si dice vagare per queste lande, avvolto dalla fumosa e misteriosa aura del Signore Nostro? Quello stesso Cefalo che, proprio venerdì scorso si dice abbia incontrato Fango Mascarpani, signore di Valle Scalza e padrone delle famigerate betoniere di Cisterna?

Son’io. risposi.

Accomodati allora nella mia umile magione. Prunilla, scalda una tazza di zuppa di ciufoli per il nostro ospite che di certo avrà molte storie da raccontare e più ancora da ascoltare.

[…]

E così tu sei Tommaso Mangiafecola, attore, poeta e drammaturgo, adorato da schiere di fanciulle, richiesto da orde di impresari e ricercato dalla SIAE nonchè dalla Compagnia Teatri Pudici per il plagio dell’adattamento dei ‘Sonetti scorretti’? Certo che ho sentito parlare di te. Il tuo nome è noto da Frascati a Terracina. Ma ora dimmi, come è stato mai possibile che un uomo par’tuo, dotato di intelligenza, avveneza e talento, si sia ridotto a viver, cieco, zoppo e calvo, in una simil catapecchia?

[…] Segue la storia del Mangiafecola. […]

La magione dei Mangiafecola, in un'altra pregiata illustrazione di Gustavo Crembùlé.
La magione dei Mangiafecola, in un’altra pregiata illustrazione di Gustavo Crembùlé.

Quella sera, particolarmente turbato, mi ritrovai a cercare il conforto del Signore mentre leggevo il ‘Corriere della Bassa’ sulla latrina posta dietro la casa dei Mangiafecola.

Dio? Ci sei?

Ehm, veramente sarei un filo occupato, ho mandato mio figlio in missione dagli Ziporyani di Betelgeuse VII e ne sta venendo fuori un casino. La crocifissione in confronto pare una festa di compleanno. Poveretto, stavolta s’incazza sul serio.

Non ho idea di che cosa tu stia dicendo.

Non importa, Jürgen, dimmi, cosa t’angustia?

Stavo riflettendo, come al solito e c’è una piccola question che mi turba e più ci penso più non riesco a venirne a capo.

Dimmi.

Tu sei il Signore e padrone dell’Universo intiero, giusto?

Corretto.

E tu hai creato ogni cosa, ogni stella, ogni mondo ed ogni essere che su questa terra si muove sotto il sole o sotto la luna, dai trichechi al paramecio.

Già. Non ne vado fiero ma l’ho fatto.

E tu, nella tua infinita saggezza hai assegnato le leggi di questo mondo che governano le nostre vite come quelle di qualsiasi essere vivente, dal tricheco al paramecio.

Sì. C’è un motivo per cui ce l’hai su col paramecio?

No, dicevo per fare un esempio.

Ah, ok. Allora qual’è la tua domanda?

Ecco. Ripensando alle vicende narratemi dal Mangiafecola, alla sua giovinezza, ai suoi successi, agli amori, ai viaggi, alle vittorie e le sconfitte. Ma soprattutto ripensando ad episodi salienti della sua vita quali il disastro del carro portacatrame sulla Salerno-Reggio Calabria o l’incidente con i pigmei barbuti di Paru-Paru, che credettero che la lozione per capelli fosse un elisir di lunga vita e finiron per aver tutti le lingue barbute. Ecco, ripensando a tutto questo mi chiedevo. Ma che cazzo di senso ha? Sono tutte idee tue ho hai un ghost writer ubriaco che ti aiuta?

Dio non rispose.”

Il successo delle ‘Nebbie’ presso i circoli colti dell’Europa del ‘600 fu in gran parte dovuto alle meravigliose ‘Illustrazioni in soggettiva’ che Gustavo Crembrùlé realizzo per la terza edizione dell’opera, quella rilegata in corteccia di betulla e rapanelli.


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Il Calendario dell’Imam Cazzaro – Luglio 2011

invito La Squadra Cazzate è lieta di invitarvi alla mostra pittorica:
I viaggi allucinanti di Pellegrino Artusi

 

Ben più di una mostra di semplici quadri, si tratta di un viaggio nel mondo meraviglioso in cui da sempre vagano le nostre menti! Venite ad osservare la tragedia metropolitana di Guernicchia, salpate per l’infinito con Capitan Mangrovia, perdetevi nelle arzigogolate volute delle Aerocazzate! Tutto questo ed altro ancora potete ammirarlo qui:

OUTBACK
via Tenca 10 – Milano

1107mese

La conversione dell’Imam Cazzaro
Azbòllah Belluh von Cazz’am Brenner, ventiquattresimo emiro del Tirolo, nonchè califfo di Garmish Partenkirchen fu colpito del fulmine di Allah sulla via della malga Stangassinger. Da allora prese il nome di Azbòllah Belluh von Cazzaro am Brenner, rinunciò ai suoi possedimenti terreni, mucche e capre comprese, e  trascorse il resto della sua vita a portare la parola di Allah agli stambecchi della Zillertal.

1107main

Dove trovare la Fatwa
Ilona Fatwa, nota spogliarellista del celeberrimo locale ‘Gagarin Kolkasko’ alla periferia di Sofia, ha lasciato la carriera artistica per dedicarsi alla politica. Fondato il partito ha raggiunto il 4% alle elezioni amministrative regionali secondarie del distretto di Varna.

 

***

L’invisa saggezza del profeta Gunther:
“Allah non voglia che in un giorno di pioggia la novanta passi in orario. O che si trovi un taxi libero.”

Consigli per la Jihad:
Per ottenere una perfetta Jihad servono 400gr di pomodori freschi, uno spicchio di dio iroso, 1 sicumera matura, un pizzico di sale, vergini quanto basta.

 

***

Libri sacri per ogni occasione:
Il Corano: da leggere tutti insieme.
Il Varano: Il libro sacro dei rettili.
Il Catamarano: Libro sacro per natanti.
Il Propano: Libro sacro combustibile.

1107calendario
La Sura del Criceto
Una delle più antiche sure del Corano prescrive le regole basilari per il corretto trattare coi roditori. Dalla piombatura dei criceti alla manifattura di criceti di ceramica.

 

***

1107semina01

 

 

I profeti dimenticati:
Vito l’armeno, Teodoro Sturgeone detto lo strozzapreti, Charlie, l’iroso d’Alicarnasso ed ovviamente il profeta che paradossalmente non viene mai citato: Maiomesso.

 

***

Estratto da: ‘Della lapidazione dei Poponi ed altre facezie”
Così fu che in quel giorno, il quarantaduesimo dall’ascesa del profeta Marametto al tempio di Asmastitika, Marametto decise che era giunto il momento di meditare. L’illuminazione ricevuta dal suo arcirivale Puddhu pochi mesi prima aveva lasciato il segno. Marametto ora temeva che anche Parapetto, suo compagno di giochi negli spensierati anni della gioventù, ed al momento terzo nella classifica dei profeti in corsa per l’illuminazione finale, potesse superarlo. Fu così che Marametto decise di seguire il consiglio del saggio eremita Goffredo Parapiglia e di dedicare tutte le sue energie meditative all’ascensione dei poponi. Per novanta giorni e novanta notti il bramino ungherese Biro portò un popone a Marametto al calare del sole e per novanta giorni e novanta notti Marametto meditò sul popone fino al giungere del primo languore.
Il novantunesimo giorno, alchè Biro aveva portato l’ennesimo popone al profeta ecco che giunse la prima illuminazione di Marametto (la cosiddetta illuminazione poponaria). Il profeta si alzò di scatto, in preda all’estasi mistica ed urlò:
“Perlamadonna basta poponi, non si potrebbero avere due lasagne?”

1107semina02
Il Santo del Mese

 

Non lo sappiamo
Ci troviamo nell’imbarazzante situazione di non sapere chi diamine sia il tizio raffigurato nel pur pregevole dipinto qui accanto. Le ipotesi sono numerose, e quasi tutte campate in aria. Si tratta forse dell’Imam al-Hasaqn al-Husayn al-Huzzein Cavacchioli? Oppure del Califfo Muhammad Gennaro al-Kazim, autore della celeberrima Sura della Peperonata? E se invece fosse il riverito maestro sufi Olinto Guarracino al-Askari, detto “Giraffino”? Non lo sappiamo. E i due cani? E il cinghiale? Quali oscuri simbolismi cela quest’opera misconosciuta? Solo l’Onnipotente, che riempie le nostre giornate, lo sa, e com’è suo costume, non ce lo dice.

1107arab

Ordini dall’alto

 

La maciullante. Ch’è mai la maciullante?
Lo sai cos’è la maciullante?
Il giorno che gli uomini sembreranno farfalle sparpagliate,
il giorno che i monti parràn di lana scardassata.
Chi avrà bilance cariche godrà vita beata,
chi avrà bilance lievi sprofonderà nel bàratro.
E il bàratro che sarà?
Fuoco che scotterà!

Sura 101

Ordini dal basso

 

Molongo
Sotto questo nome i popoli vicini al Monomotapa riconoscono un essere supremo, di cui non hanno che una idea confusa e che temono senza adorare. Eglino riguardano i loro principi come veri dei.

Il Dizionario Infernale

Fregio04

Wacom Cintiq 12WX


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Ode a Ray Bradbury

bradburyHo riletto a distanza di sa dio quanti anni quello che avevo sempre considerato come un capolavoro, come uno dei «miei» libri, non so se mi spiego: «Il Popolo dell’Autunno», di Bradbury. Ci sono arrivato per una di quelle curiose associazioni di idee, sincronismi letterari o come li volete chiamare, da una frase letta nel Dracula di Stoker, non so se avete presente, «Risata è un re e viene come e quando piace a lui»; visto che anche qui la risata ha un ruolo molto importante, insomma, ecco spiegato l’arcano.
E ‘sticazzi, direte voi.
Ma c’era anche un secondo motivo. Ho maturato negli anni la convinzione che Bradbury sia uno scrittore invecchiato male; che il suo stile sia a volte ben più che lirico, anzi, pomposo ed eccessivo («Io inclino le pietre, e Jim afferra i frammenti freddi che si celano sotto le pietre», ma chi diamine parla così, un tredicenne, poi?); che le sue storie siano così perfettamente «adolescenziali» da risultare quasi imbarazzanti se rilette troppo tardi, così come ben pochi possono rileggere a quarant’anni le minchiate che scrivevano sulla smemo al liceo senza ritrovarsi a pensare «certo che ero proprio un caz-»
Così mi sono ritrovato nell’imbarazzante situazione di non riuscire a entusiasmarmi nel rileggere il mio libro preferito di uno dei miei autori preferiti. Le critiche che sono state mosse a Bradbury da altri scrittori, Disch, Damon Knight eccetera, per dire, sui suoi mostri di cartapesta, sulle sue espressioni barocche, non sembrano poi campate in aria; «i suoi orrori hanno l’aspetto dei costumi di Halloween; il suo sentimentalismo dà la nausea; i suoi sermoni sono intrusivi e degni di una maestrina; è ignorante e indisciplinato», così diceva Disch.
Ah, sì?
A quel punto mi è capitato sott’occhio un commento dell’anobiiana Valentina Paggi! (sì, col punto esclamativo), che su alcuni racconti di Bradbury esprimeva qualche dubbio non dissimile dai miei, e fra l’altro: «…cos’ho perso a diventare adulta, arida e sterile, che mi attacco alla grammatica traballante e alle ripetizioni e penso “io avrei fatto così” o “questa frase suona proprio male” invece di vedere la poesia […] Mio dio, cosa ci hanno fatto?????»
Al che è diventata una questione di principio. Diventare adulti non è per forza sinonimo di inaridirsi, e se qualcuno ci ha fatto credere il contrario, davvero, Mio dio, cosa ci hanno fatto? Diventare adulti dovrebbe essere sinonimo di ampliare le vedute, approfondire le conoscenze, rinsaldare le opinioni meritevoli e mutar le altre; diventare adulti dovrebbe essere come essere adolescenti, ma meglio. Quello che voglio dire è che se davvero ogni età della vita ha i suoi pregi, non c’è scritto da nessuna parte che uno escluda gli altri: si dovrebbe cercare di mantenere la purezza dell’infanzia, l’entusiasmo dell’adolescenza, la razionalità dell’età adulta, la saggezza della vecchiaia (ed è proprio in questo modo che nel romanzo il vecchio Charles alla fine salva la baracca). Ma questa è un’altra storia. Il punto è che non c’è nulla di male nell’entusiasmarsi da adulti per le cose che ci appassionavano da ragazzi, se lo si fa nel modo giusto; se non ci si ferma all’aspetto più superficiale ma si è capaci di andare oltre; se si è capaci di ampliare, in qualità e in quantità. E leggere un libro è la stessa cosa: l’autore ti dà il materiale, ma la storia te la devi scrivere tu, nella tua testa, coi mezzi che hai a disposizione da bambino, da adulto, da vecchio. Una storia è solo un elenco di parole: e per quanta ricerca possa fare un autore, per quanto possa scrivere in maniera precisa, evocativa, tecnicamente impeccabile, se tu nella tua testa hai un campo di patate e non sai dargli la «scintilla», resterà sempre lettera morta.

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Così ho chiuso il libro, l’ho ricominciato daccapo, e ho cercato di metterci del mio, di «scolpire» le immagini, come dice Elèmire Zolla, perchè uno scrittore deve indicare una strada, non ti ci deve portare in braccio, e magari chiederti prima se la meta è di tuo gradimento. E la figura del signor Dark, per dirne una, che a ben vedere non è altro che un tizio tatuato, sai quanti ne abbiamo visti nei film di mazzate di tizi tatuati, il signor Dark è diventato una specie di sinistro Raul Julia, coi baffi impomatati e i capelli lucidi, col vestito impeccabile che sembra fatto di spine e di formiche, con l’occhio pallato e il sorriso omicida, e i tatuaggi che quando non li guardi sai che scivolano, cambiano, si spostano, e quando Jim e Will si nascondono tra gli scaffali della biblioteca, e la mano del signor Dark si sporge dall’angolo, e su ogni dito c’è tatuato un occhio, e Jim e Will sanno che con quegli occhi lui li ha visti, beh, quella è una scena da standing ovation.
Oppure la scena in cui Charles Holloway ritrova i giornali di cent’anni prima, e scopre che il circo è sempre lo stesso, e rilegge le parole del vecchio predicatore:

«Che cosa pulsa nelle loro teste? Il verme. Che cosa guarda attraverso i loro occhi? Il serpente. Che cosa parla attraverso le loro bocche? Il rospo. Che cosa ode attraverso le loro orecchie? L’abisso tra le stelle. Scatenano il temporale umano per le anime, divorano la carne della ragione, riempiono le tombe di peccatori. Si agitano freneticamente. Corrono come scarafaggi, strisciano, tessono, filtrano, si agitano, fanno oscurare tutte le lune e rannuvolano le acque chiare. La ragnatela li ode, trema… si spezza. Questo è il popolo dell’autunno. Guardatevi da loro.»

Se potete rimanere impassibili di fronte a un pezzo come questo, avete l’animo di un assessore leghista, e possa iddio aver pietà di voi. Ma il discorso vale per tutto il libro, se sapete leggerlo nel modo giusto, assaporarlo, ascoltarlo, farlo vostro, come un film di cui l’autore scrive il soggetto ma gli attori, la regia, la colonna sonora, i costumi, i dialoghi, li dovete scegliere voi.
Uno scrittore getta dei semi, ma se non li sapete far germogliare, ca**i vostri: venite a dire che Bradbury non è un bravo scrittore perchè, dice sempre Disch, nell’incipit di «The Night» parla del profumo delle mele e dei lillà ma guarda che mele e lillà non fioriscono nello stesso momento, e un bravo scrittore si documenta – e cosa vi si può rispondere, se non una solenne pernacchia? Perchè Bradbury magari non ne sa di botanica ma ha scritto il Piccolo Assassino, ha scritto C’era una volta una vecchia signora, ha scritto quel racconto del tizio che si alza di notte e va a uccidere il compagno di classe che non vede da trent’anni; ha scritto quel racconto che finisce con «… e poi un idiota ha acceso la luce», porca pupazza, ha scritto cose che le leggete una volta e campaste come Matusalemme non le scorderete mai. E voi mi venite a dire che i suoi mostri sono di cartapesta? Ma per favore.
Ehm.
Sapete perchè c’è gente che dice queste cose? Perchè è gente vuota. Perchè è gente che vuole la pappa pronta, che non ha immaginazione e vuole che qualcun altro immagini per lui, non gli basta che qualcuno dica «un’astronave», vuole dati, planimetrie, statistiche, numeri… immagini. E’ gente che non è capace di provar paura leggendo un racconto di Buzzati, vuole descrizioni pignole e anatomicamente corrette di sbudellamenti e amputazioni. E’ gente che vuole il 3d e la computer graphic, non una buona trama anche se gli scenari sono di cartone; è gente che se avesse davanti il signor Dark, con tutti quei mostri tatuati, con quell’esercito di chimere, quel bestiario animato, ci cascherebbe all’istante: ipnotizzata, incantata dalle forme e dai colori, dalle giostre e dalle musichette (mentre fuori c’è la morte), diverrebbe un altro dei suoi fenomeni. Magari ci sta qualche riferimento al momento storico presente ma non era mia intenzione.
A questa gente si risponde solo con una bella risata, e qui ritorniamo al dottor Van Helsing: la risata è un re, e fa quel che vuole. Con una risata Charles e Will sconfiggono la Strega della Polvere, non con un fucile, e il signor Dark è immortale e forte come Superman ma ha paura di un abbraccio e di un sorriso. Non c’è mostro nè tiranno nè incantesimo che possa sopravvivere a una bella risata liberatoria (e qui permettetemi un accenno all’attualità, ma secondo me la svolta vera e propria nella recente campagna elettorale per le amministrative è stata proprio la gag di Sucate) – e il sortilegio peggiore che si possa subire è quello per cui ci si convince che esistano davvero le «cose serie», e che bisogna affrontarle in modo serio e responsabile e in men che non si dica ci si ritrova a parlare come D’Alema.
Per cui lunga vita ai mostri di gomma e agli scenari di cartapesta, alle astronavi di latta e ai marziani verdi con le antennine; lunga vita a chi sa ancora ridere e vedere il mondo con gli occhi di un bambino; e se qualcuno prova ancora a parlar male di zio Ray ci troviamo da qualche parte la mattina presto e ce le diamo di santa ragione, e non importa chi resta in piedi perchè alla fine ci faremo una bella risata e andremo tutti assieme a farci una birra.


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