“Inferocita, la Bestia contorceva i suoi integrali doppi e tripli per rintuzzare i polinomi con cui il re cercava di colpirla, scivolava in una serie infinita di termini indeterminati, poi si risollevava elevandosi a potenza, ma il re la attaccava con una serie di derivazioni parziali e totali da azzerare tutti i suoi coefficienti (si veda il Lemma di Riemann), e nella confusione che ne seguì i costruttori persero completamente di vista il re e la bestia.”
Se ci fosse un premio per la Più Grande Saga di Fantascienza Ingiustamente Dimenticata, Cyberiade sarebbe senza dubbio uno dei possibili candidati. Va bene, non è una saga, e a ben vedere non è nemmeno fantascienza, ma ciò non toglie che questa “bibbia della meccanizzazione andata a male” – come dice la nota in quarta di copertina, non è ben chiaro a proposito di che cosa – meriterebbe ben maggiore considerazione. Lei e il suo autore, Stanislaw Lem, uno che se ci fosse un premio per il Più Grande Autore di Fantascienza – ehm… l’abbiamo già detto. Quindi passiamo oltre: per quale motivo, chiederete con buona ragione, questo smilzo volumetto non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni appassionato di fantascienza, di fantasy, di filosofia o di fuffa in generale? Immaginate un futuro lontanissimo, così lontano che l’umanità ha prima colonizzato l’universo, e poi è lentamente svanita, abbandonando il palcoscenico della storia e lasciando dietro di sé poco più che un nome e una leggenda. Gli uomini sono stati dimenticati, oppure sono considerati poco più che favole e miti, come gli elfi, i draghi e i fantasmi. Da chi? Dai discendenti dell’homo sapiens: i robot. Il mondo di Cyberiade è un mondo popolato di androidi, automi e supercomputer, che vivono come i loro progenitori: un mondo cyber-medievale, per la verità, con tanto di sovrani cibernetici, principesse elettriche, stregoni meccanici, cavalieri atomici, draghi quantistici e contadini arrugginiti. In questo mondo fanta-fiabesco si svolgono le avventure (anzi, le Sette Fatiche) di Trurl e Klapaucius, scienziati, filosofi e inventori (con Diploma di Onnipotenza Generale) capaci di spostare le stelle del cielo per comporre un annuncio pubblicitario, le cui trovate geniali nove volte su dieci si ritorcono contro di loro o i loro committenti. Il Pirata Laureato Pugg, per esempio, è avido non tanto d’oro quanto di conoscenza; i nostri eroi gli costruiscono un Demone di Seconda Classe capace di ricavare ogni sorta di informazioni veritiere dal semplice moto caotico delle molecole d’aria. Peccato che, per quanto veritiere, siano del tutto inutili: così il pirata si ritrova sepolto da montagne di carta su cui si possono leggere “i canti di bivacco dei Quaidish, la differenza tra uno strozzafagotto e un normale sgorgarozzoli, quali insulti il Papa Um di Pendora lanciò contro l’Antipapa Malum di Porchino, e come si suona l’autopettine ad otto note”. I due re Atrocitus e Ferocitus si fanno guerra da decenni? Ecco un sistema per unire in rete tutti i soldati, i condottieri e i generali, creando due super-eserciti senzienti intelligentissimi ed invincibili: così intelligenti, però, da capire che la guerra è inutile e andarsene mano nella mano sotto lo sguardo allibito dei due sovrani. Trurl costruisce una macchina capace di creare qualunque cosa inizi con la “n”? Klapaucius le chiede “il Nulla” – e la macchina inizia a distruggere l’Universo. Ed è meglio fermarsi qui, perchè se c’è un libro “da citazione”, è proprio questo. Cyberiade è un tripudio di invenzioni, di trovate una più geniale dell’altra, a partire dal linguaggio (grazie anche ad un’ottima traduzione), pieno di giochi di parole, rime e assonanze (“i Ferrolini: un popolo giocondo, fecondo e senza un pensiero al mondo; né guerre nelle loro terre, né leggi né borseggi, né veti né influssi maligni dei pianeti; nessuna preoccupazione seria, di materia o d’antimateria…”); un continuo fuoco d’artificio di avventure, di poesie e di leggende, di nomi incredibili (tipo il Primo Ministro Papagaster della Grande Famiglia dei Pentaperieli o Bonhommius l’Eremita Ermetico) e di paesi inverosimili… dietro i quali si scorge il talento di un genio come pochi, Stanislaw Lem, che è riuscito nell’impresa di mescolare il linguaggio senza tempo delle fiabe a quello della scienza più estrema, per farci riflettere sulle Grandi Domande: che cos’è l’Uomo? Che cos’è l’intelligenza? E il libero arbitrio? E il bene e il male, e la sofferenza? Forse tra qualche secolo Cyberiade sarà citato assieme a Gargantua e Pantagruel o i Viaggi di Gulliver; per adesso, dateci retta: se volete leggere qualcosa di straordinario, pirotecnico, geniale, sorprendente, affascinante, erudito, arguto, astuto, salace, sagace, insuperabile (come il tonno) – ehm… dicevamo? Ecco: Cyberiade.
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e per i più piccoli fiabe per robot
lem andrebbe insegnato a scuola
Come non essere d’accordo… adoro Lem e sto leggendo cyberiade proprio in questo periodo.
straordinario Cyberiade! uno dei miei romanzi (vabbeh, raccolta) preferiti. Lem è un vero genio!