Indagini sui Miracoli Termodinamici

Paranoia: Paura e Ignoranza, Ignoranza e Paura!“Ehi Ray, ti ricordi qualcosa della Bibbia, riguardo agli ultimi giorni quando i defunti escono dalle fosse?”

Per rimanere in tema di gialli e d’Inghilterra, “L’Indagine” di Stanislaw Lem (quello di Cyberiade) ben si addice a esemplificare quel discorso sul come e il perchè e sulla razionalità di cui sopra. Un detective di Scotland Yard è incaricato di scoprire chi si nasconde dietro alla scomparsa di alcuni cadaveri in obitori di provincia. Un poliziotto sembra essere stato testimone di una di queste sparizioni: ma, sconvolto da ciò che ha visto, è fuggito finendo sotto una macchina – e finchè non esce dal coma non lo si può interrogare. Non solo: un matematico afferma di sapere quanti casi ancora ci saranno, e dove – e dimostra come vi sia una relazione ben precisa tra i luoghi, le date, e le temperature medie in gennaio. E ci azzecca. “Aspetti un momento, lei sta dicendo che i cadaveri scompaiono non perchè qualcuno li ruba ma per un qualche fenomeno fisico che non conosciamo?”
Oltretutto Lem è abilissimo nella nobile arte di menare il can per l’aia senza che il lettore se ne accorga. Nel “Pianeta del Silenzio”, per dire, uno dei personaggi a un certo punto apre un libro a caso e inizia a leggerlo, e per una trentina di pagine ci viene raccontato quel libro, lasciando perdere la trama principale. Ci vuole del genio per divagare così tanto senza spazientire il lettore, anzi, trascinandolo ancora di più dentro il romanzo. Una buona stradina laterale magari serve per allungare il brodo, ma se ben fatta consente di esplorare, di sentire l’atmosfera. Come nel “Manoscritto trovato in una Vasca da Bagno” (Memoirs found in a Bathtub, giuro, esiste davvero, un romanzo minore di Lem, un incrocio tra il Dottor Stranamore e Paranoia), che è fatto in pratica solo di giri a vuoto, deviazioni e stradine laterali. Qui, invece, ci viene raccontato della spettrale casa vittoriana in cui il tenente Gregory ha una camera in affitto, e dei lunghissimi corridoi alla Shining, in cui arranca l’anziana padrona, che regolarmente si ferma dietro la porta a origliare; o i dialoghi tra il tenente e l’ispettore capo, in una stanzetta male illuminata e strapiena di libri, ma aspetta un attimo, cos’è quel quadro appeso al muro? E’ troppo buio per vedere… è una fotografia? Di un cadavere? L’ispettore capo Sheppard tiene delle foto di morti appese al muro? E intanto come niente fosse parla di morti che scompaiono, di dischi volanti, di scene da Vecchio Testamento?
Tutto questo, le indagini inutili, i pedinamenti, gli inseguimenti, serve sì a creare un’atmosfera tra il noir e il racconto di fantasmi e lo sceneggiato anni ’60 (quegli sceneggiati in bianco e nero che riuscivano a metterti un’angoscia mortale senza mostrare niente – tipo Zaffiro e Acciaio), ma soprattutto a rendere lo smarrimento del tenente Gregory, il quale prosegue la sua indagine, sperando che un colpevole ci sia, perchè l’alternativa è semplicemente impensabile.
Non un banale ladro di cadaveri; non satanisti, alieni, zombie o resurrezioni da fine dei tempi: semplicemente una faccenda statistica, lo spalancarsi di un abisso di arido, mortale nonsenso lovecraftiano, il crollo di tutte le nostre certezze sulla realtà: perchè, statisticamente è possibile che un meteorite, una volta su centomila, colpisca una persona; o che, una volta su dieci miliardi, un cadavere si alzi dal tavolo anatomico e si metta a strisciare. “L’Indagine” è un romanzo soffocante, onirico, come quei sogni da eccesso di peperonata in cui ci si dibatte e si arranca senza sapere nè che cosa si deve fare nè perchè; un gran bel giallo, come quelli di Asimov, per chi non ama i gialli; uno di quei libri che ti tengono sveglio la notte.


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Una profonda riflessione su “Indagini sui Miracoli Termodinamici

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