Che fine ha fatto Mr. Y?


Questo misterioso volume fa bella mostra di sè nella collezione “Nuova Narrativa Newton” assieme a titoli quali La Città dei Vampiri, Il Lago dei Vampiri, La Notte dei Vampiri, Cacciatori di Vampiri, La Guerra dei Vampiri, Il Codice di Atlantide, Il Codice delle Fate, Codice Al-Qaeda, e Celtika: il Codice di Merlino. Il che, in effetti, non è che ben disponga all’acquisto. Tuttavia, attirato dai cupi e tormentati colori della copertina, e non essendo ancora uscito Il Codice dei Vampiri, ho fatto un tentativo. E così ho scoperto che Che fine ha fatto Mr. Y? è un romanzo che parla di un misterioso libro, Che fine ha fatto Mr. Y? – un cupo e tormentato romanzo ottocentesco di cui si sa pochissimo, se non che tutti quelli che ci hanno avuto a che fare sono morti in circostanze inquietanti. Ma ciò non basta a scoraggiare la protagonista, Ariel, ricercatrice universitaria, che decide di dedicare proprio a questo libro uno studio approfondito, forse anche per sfuggire alla sua cupa e tormentata vita personale. Per farla breve, scopriamo che il segreto di Mr. Y – o meglio, il segreto del suo autore, Thomas Lumas, l’autore del romanzo letto da Ariel, non quello del romanzo letto da me, che è Scarlett Thomas – è nientemeno che l’ingresso a una dimensione parallela. Un mondo, battezzato da Lumas con il nome molto ottocentesco di Troposfera, che raccoglie e unisce le menti, i pensieri e le idee degli uomini e degli animali – tutti – vissuti sulla Terra. Entrando nella Troposfera si può passare di mente in mente, di persona in persona, di epoca in epoca, scoprendo i pensieri e i segreti di chicchessia… un potere senza dubbio immenso e che, ovviamente, non deve cadere nelle mani sbagliate. Ovviamente. Ma la CIA ci è già arrivata, e così Ariel si trova inseguita da cupi e tormentati agenti in giacca e cravatta e occhiali scuri e da altre misteriose creature che assumono l’aspetto di inquietanti bambini cupi e tormentati. Ora, non vorrei dare l’impressione che Che fine ha fatto Mr. Y? non mi sia piaciuto. Tutt’altro, l’ho letteralmente divorato; c’è un notevole (almeno per me) background filosofico che spazia da Platone a Heidegger (anzi, le interminabili discussioni tra i personaggi sono la parte che mi è piaciuta di più); c’è un’atmosfera cupa e tormentata tra il gotico e l’horror, opprimente, oscura e misteriosa; c’è un tocco di romanzo vittoriano che almeno per me non guasta mai; c’è questa faccenda del Mondo delle Idee che personalmente trovo affascinante e che sembra andare molto di moda (vedi Promethea di Alan Moore). Ma c’è anche un sacco di fuffa: la misteriosa ricetta segreta di Thomas Lumas per entrare nella Troposfera è una tale ca**ata che ci si chiede come mai non ci sia arrivato qualcun altro; la Consolle, la curiosa interfaccia mentale che guida e consiglia il viaggiatore troposferico, somiglia al desktop di Windows, senza che la cosa venga chiarita in alcun modo (è così per chiunque, o solo per Ariel? Anche Thomas Lumas nell’800 vedeva la stessa cosa, o magari un Virgilio o un angelo custode?); gli agenti della CIA e i bambini inquietanti (che non inquietano più nessuno dagli anni ’70, ormai) fanno un po’ cascare le braccia. E poi c’è questa faccenda del cupo e tormentato che va bene a piccole dosi ma dopo un po’ non se ne può più. Comunque: se siete a digiuno di Philip Dick, Neil Gaiman, Grant Morrison e Alan Moore, Che fine ha fatto Mr. Y? potrebbe anche sorprendervi, purchè non vi aspettiate un capolavoro, ma un semplice, onesto, romanzo fantasy gotico – cupo e tormentato, ovviamente.


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Kaprawoulf: CAP X

l-kaprawoulfa giada: prezioso minerale della categoria dei silicati e sostegno dell’economia di molti stati del nord. Solo attraverso la lavorazione della giada si può ottenere lo schmaltzl, la preziosa droga che si dice dia poteri di divinazione. Ed è solo attraverso lo schmaltzl che naviganti e commercianti possono sopravvivere in mare per mesi e mesi portando le loro merci nei porti più remoti del pianeta. In realtà pare siano tutte cazzate inventate dai governanti per tenere buono il popolino ma se la gente ci crede…
“Mammina?”
“Dimmi Piccola Zufola.”
Piccola Zufola non aveva ancora compiuto 4 anni e già sezionava le papere, mandava poveri contadini all’esilio e imprigionava nelle segrete dignitari di nazioni straniere. Sua madre, Sua Orgogliosa Altezzosità Fanfulla Seconda Regina legittima della Repubblica del Gorgonzuela nonchè indiscussa Sovrana del traffico di Giada delle nazioni del Nord-Est, regnava con dissoluta indifferenza e soave crudeltà dissipando immani ricchezze tra vanagloriosi alambicchi di remote convoluzioni linguistiche del sottobosco convenzionalistico… state ancora leggendo? Insomma era una regina spietata e una trafficante di droga. Fico, eh? E pure single mother. Meglio non chiedere che fine ha fatto il papà di Piccola Zufola.
“Hai detto che per il mio compleanno posso chiedere quello che voglio, vero mammina?”
“Sì, Piccola Zufola, certamente, che cosa vorresti?”
“Voglio radere al suolo un paese.”
“Piccola! Che cara. Tanta figlia di tanta mamma! Non è adorabile?”
Le 12 ancelle dell’Incredibilmente Lussuoso Palazzo della Regina annuirono rapidamente.
“Sìsìsìsì!”
“Oh! Altrochè!”
“Cara la piccola.”
“Che dolce, così piccola già vuole radere al suolo.”
“Tutta sua mamma, proprio.”
“Adorabile!”
“Dovrebbe averne dieci di piccoline così. Oh, come saremmo felici con tante Piccole Zufole a torturare e massacrare e… ok, smetto.”
“E’ per questo che l’amiamo tanto noi, vero?”
“Da grande sarà proprio una regina cattiva e spietata.”
“Non trovate anche voi che sia così cariiiiina!”
“Questo è parlare! Radi al suolo ciò che preferisci.”
“Che fame. Mi farei volentieri un kebab.”
Attimo di silenzio. Sguardi di panico tra le ancelle.
“Chi ha detto -” tuonò la regina.
Undici mani puntarono in direzione di Lombillarillamarillanina, l’ancella scema, che alzò gli occhi con sguardo stupito.
“Eh?”
“A morte!” sentenziò la sovrana nana (così detta per via della sua… statura. Ma ci eravate arrivati da soli, e forse quest’inciso era superfluo. Quindi meglio mettere qualcosa di interessante prima della fine della parentesi…. uhm… e uguale emmecciquadro? Eh?)
Due energumene preposte alla sicurezza di sua maestà presero Lombillarillamarillanina per le ascelle e cominciarono a trascinarla attraverso l’ampio salone.
“Dove andiamo di bello?” chese Lombillarillamarillanina.
“Un momento!” le fermò la regina.
Sguardi di stupore tra le ancelle. Che la regina dia segno di di clemenza?
“Hai famiglia?” Chiese la regina a Lombillarillamarillanina.
“Solo una sorella.” Sorrise timidamente la scema.
“Come si chiama? Dove si trova?”
“Erinnarinnirahannarica. Vive a Tapinambur, un imbelle villaggio alle estreme propaggini delle province esterne della Terra del Freddo Lontana e Inospitale. Perchè?”
Un sorriso materno si dipinse sul volto di Fanfulla Seconda.
“Ti piace Piccola Zufola?” Chiese la regina allontanando il regale dipingitore di sorrisi “non adesso, dipingitore, abbiamo da fare qui, non vede?”
La piccola annuiva in preda all’estasi e al tripudio… o forse aveva di nuovo ingoiato una cavalletta.
“Possiamo portarla a morire lentamente nelle segrete adesso?” chiesero le energumene che tenevano Lombillarillamarillanina per le ascelle.
“E’ deciso allora. Per il compleanno di Piccola Zufola muoveremo guerra alla Terra del Freddo Lontana e Inospitale e raderemo al suolo il villaggio di Tapinambur!”
“Evvai!”
“Morte e distruzione! Finalmente.”
“Cara la piccola!”
“Una guerra come si deve, ne avevo proprio voglia.”
“Questo è parlare da regina spietata e crudele!”
“Adorabile!”
“La Terra del Freddo Lontana e Inospitale, ho sempre desiderato andarci. Certo una guerra… però è una figata, davvero. Almeno facciamo un viaggio e… ok, smetto.”
“Che ideaaaaaaa! Non vedo l’ora!”
“Brava! E’ per questo che è la nostra regina!”
“Questo è parlare! Gliela faremo vedere ai quei Tapinamburiani!”
“Adoro l’odore del napalm la mattina.”
Zufolarono le undici ancelle rimaste, estasiate.
“Possiamo portarla a morire lentamente nelle segrete adesso?” ripeterono le energumene che tenevano Lombillarillamarillanina per le ascelle e cominciavano a mostrare alcuni segni di stanchezza.
“Ma fate un po’ quel cazzo che vi pare.” Sentenziò la regina “Io vado a farmi un kebab!”
Dopo una mezz’ora la regina sedeva nel piccolo kebab turco fuori dalla stazione del metrò Natolin di Varsavia.
“Senti Da, non c’era un modo migliore di introdurmi? No seriamente, già ho dovuto aspettare dieci capitoli e per cosa? Quella stronzata sulla giada? Dai? Conan Doyle sull’asse del cesso le pensava meglio. E la figlia e la guerra e le ancelle. Ti prego. Sul dizionario sinonimi e contrari alla voce originalità c’è una tua foto.”
“…”
“Sotto contrari!”
“…appunto.”
“Senti io ci sto a fare sta saga nordica, ma se non mi dai del materiale un po’ decente la strage te la faccio sul serio e voi che cazzo avete da guardare che neanche sapete fare un falafel decente e questo me lo chiamate yufka? Comunque io voglio essere più spietata di Anna Bolena, più sanguinaria di Emily Bronte. Capisci? Un personaggio che non si dimentica, mica che poi chiamano Michelle Pfeiffer per fare la mia parte nell’adattamento cinematografico.”
“E chi vorresti?”
“Farah Fawcett!”
“Cos’è una Farah Fawcett?”


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L’Originale Miscellanea di Schott

“Tutti conoscono l’utilità dell’utile. Ma chi conosce l’utilità dell’inutile?” Così si chiedeva, qualche secolo fa, il saggio Chuang-Tzu (quello che sognava di essere una farfalla, per intenderci). E ora che siamo partiti alti possiamo passare a un libro che magari non risponde a questa domanda, ma di certo ci va vicino: l’Originale Miscellanea di Schott, di Ben Schott. Trattasi di una raccolta di informazioni disparate, e, per quanto mi è dato di sapere, veritiere, ma del tutto inutili. Pagina 50: Morte curiosa di alcuni re birmani; pag. 138: i Piatti di Anatole (personaggio dei romanzi di Jeeves & Wooster, di P.G. Wodehouse); pag. 29: la Ricetta del Bloody Mary; pag. 130: Alcune formule chimiche (testosterone, amianto, calcare); pag. 89: Abbreviazioni latine. E così via. Si tratta, come potete vedere, di un manualetto bizzarro e divertente, utile forse all’appassionato di parole crociate o a chi, durante le feste, ama uscirsene con affermazioni tipo “lo sapevate che in Botswana si guida a sinistra?”; ma, soprattutto, un libro che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni vero fuffologo.
E già che siamo in tema di fuffologia, ecco “Il Libro dell’ Ignoranza” (Lloyd & Mitchinson, Einaudi)! Ta-Dam! Un’altra raccolta, questa volta di luoghi comuni e affermazioni che siamo abituati a considerare vere e invece non lo sono. Tipo “Da chi prende nome l’America?” o “Quante lune ha la Terra?” o “Come muoiono i lemming?”. Vi assicuro che ci sono delle belle sorprese. Eh, già, non si finisce mai di imparare.


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