Realm of Chaos

Nel lontano 1988 le porte dell’inferno si aprirono e le orde del Caos si riversarono su un mondo indifeso. Va bene, era il mondo dei nerd, e anzi, nella fattispecie nerd inglesi appassionati di giochi da tavolo e di ruolo, quindi alla fin fine nulla di grave. Eppure, con i due volumi di Realm of Chaos la Games Workshop fece il gran salto da semplice produttrice di giochi a fabbricante di universi. C’erano stati, prima, Warhammer, e Warhammer 40,000; ma fu solo con questa coppia di inverosimili oggetti, metà manuali di regole, metà grimori infernali, che questa nebulosa di idee, storie e atmosfera, assunse vita propria.
Il Caos è uno dei capisaldi della mitologia interna di Warhammer; non stiamo qui a entrare nel dettaglio, se non per dire che i Quattro Poteri del Caos sono i grandi “cattivi” del gioco, responsabili di tutto il male del mondo, un po’ come i comunisti qui da noi: Khorne, il dio della guerra e del sangue, Slaanesh, il dio del sesso e della depravazione, Tzeentch, il dio della magia e del cambiamento, e Nurgle, il dio delle malattie e di tutte le cose schifose e puzzolenti. Già.
C’è molto di Moorcock, in tutto questo, partendo dall’idea stessa di Caos fino al simbolo della stella a otto punte che si è fatta strada dalla letteratura fantasy ai giochi di ruolo all’occultismo contemporaneo (la chaos magick di Carroll & compagnia); e, in accordo al concetto che caos è sinonimo di follia, di bizzarro, di inspiegabile, pare del tutto ovvio che questi manuali, in quanto supplementi alle regole di un gioco, siano completamente inutilizzabili. Pagine e pagine di tabelle, regole intricatissime e contraddittorie, complicazioni barocche e surreali – per chi cerca di seguirle è impossibile già solo iniziare a giocare, figuriamoci il resto.
Eppure sono sicuro che la giocabilità non fosse tra gli obiettivi principali dei suoi creatori; anzi, l’impressione è che proprio non ci abbiano pensato: e anche al lettore, tutto sommato, la parte più “ludica” interessa ben poco, perso com’è in una selva di visioni grottesche e parole arcane.
Non credo abbiano avuto un gran successo commerciale; la GW cambiò le regole dei suoi giochi poco dopo, rendendo questi manuali obsoleti. Ci furono altri libri simili, ancora più “estremi” (un’edizione del Liber Chaotica dedicata al dio Tzeentch sfoggiava un’incredibile sovraccoperta in vetro!), ma questi furono senza dubbio dei precursori.
Ogni tanto li riprendo in mano, con reverenziale timore – non fosse altro per la rilegatura, talmente precaria che basta un movimento un po’ brusco per trovarsi la pagina in mano – per vagare per un po’ su questi infiniti campi di battaglia; poi, tra il perplesso e il sollevato, li rimetto al loro posto: non tra i manuali di giochi, ma su un qualche scaffale poco raggiungibile, assieme a libri altrettanto bizzarri e misteriosi.

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Il primo volume di Realm of Chaos, Slaves to Darkness, è disponibile su scribd. Dateci un’occhiata.


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5 pensieri profondi su “Realm of Chaos

  1. Nel mio lavoro sono previsti solitari turni notturni…
    e il sito di Mazzate mi aiuta ad alleviare queste lunghe ore insonni.

    Vi lascio qui questo post di ringraziamento, non so perché mi è venuto di scriverlo qui, all’ombra dei Reami del Caos, ma tant’è… un posto vale l’altro.

    Ora scusatemi, sta per scadere il l’Ultimo Ciclo dei nostri Spiriti Macchina e devo verificare che il rituale del Nuovo Ciclo vada a buon fine…

  2. @Beppe: grazie! anche a noi capita di lavorar la notte, chini sui nostri piani per la conquista del mondo, o cose simili, e sappiamo bene quanto una buona dose di minchiate senza costrutto aiuti a tenersi svegli… piuttosto, il tuo computer odia i cookies? oppure odia la Squadra Cazzate (come? com’è possibile tanta cattiveria?), perchè qui dobbiamo sempre approvare i tuoi commenti come se fossero ogni volta di un autore diverso. Non che sia un problema, era solo per dire.
    @ Anna: Yo, sorella! 😉

  3. @Squadra Cazzate: Coockies… poffarbacco… i nostri Tecnopreti preservano la rettitudine degli Spiriti Macchina imponendo una vita di virtù e privazioni; dicono che i coockies corrompono i puri e semplici stili di vita dei nostri browser… mentre la mia Volpe di Fuoco d’appartamento ora accetta biscottini anche dagli sconosciuti (prima in effetti era un po’ sospettosa).
    @Anna: Grazie, vorrei rispondere con qualcosa di arguto… ma non mi viene in mente nulla… per ora sottoscrivo la Squadra Cazzate :)

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