Le Babbucce di Zinco

Le Babbucce di ZincoCi sono libri in cui la storia, il puro e semplice testo, non è la cosa più importante. In alcuni casi è lo stile a prevalere (ma di solito si tratta di libri scritti da gente che ha un’opinione di sè fin troppo alta ed è troppo occupata a sentirsi parlare per prestare attenzione a quel che dice). In altri casi, ben più interessanti, una qualche peculiarità, un artificio, una regola, un qualcosa, insomma, dà forma al testo, lo ingabbia e lo plasma come un gattino bonsai. E talvolta questo qualcosa è interessante tanto quanto la storia raccontata, se non di più. E’ il caso del Castello dei Destini Incrociati, di Calvino, le cui storie sono basate sulla disposizione casuale delle carte dei tarocchi; oppure della Scomparsa, di Georges Perec, in cui non compaiono parole che contengano la lettera “e” (ed è interessante notare come parecchi critici, all’uscita del libro, non se ne accorsero); oppure delle Babbucce di Zinco.
Questo monumentale romanzo fantastico ha la curiosa caratteristica di essere composto da 2648 capitoli di undici parole ciascuno. In realtà appare chiaro a chiunque abbia una minima infarinatura di matematica che le parole sono dodici per capitolo (e su questa discrepanza tra la dichiarazione dell’Autore e la realtà del testo sono stati scritti testi interessantissimi ai quali vi rimandiamo); ma questo è solo un dettaglio. Melone Tolstoloj lavorò per gran parte della sua lunga e prolifica carriera di scrittore alla stesura di questo romanzo, considerato dalla critica il suo capolavoro, e in esso si riflettono tutte le sue opinioni e convinzioni riguardo alla politica, all’amore, all’onore, alle forme di vita extraterrestri e alla possibilità che i vari organi del corpo umano siano dotati di vita propria. Un esercito di personaggi memorabili – Zia Clotilde, il maiale Igor, la testa di Zia Clotilde, Piloro Jones, Ferdinando Pappatrax, vivono le loro vicende sull’immenso palcoscenico creato dall’Autore, mentre sullo sfondo l’Europa intera, e tutto il pianeta Terra, sono minacciati dalle forze inarrestabili di Plutone. Ma tutto questo, ripetiamo, in 2648 capitoli di undici – ok, dodici, parole ciascuno. Questa limitazione (autoimposta fino a un certo punto – l’editore ebbe larga parte in questa decisione), questa limitazione, dicevamo, che sarebbe stata fatale per più di uno scrittore – pensate al Signore degli Anelli in 2648 capitoli di undici parole, o a Siddartha o a Twilight – non ha impedito al Tolstoloj di regalarci un capolavoro di immaginazione e realismo, dove scienza e arte si fondono mirabilmente in un’opera che non ha uguali. E vorremmo anche vedere.
Il primo volume dell’opera, intitolato «Le Ghette di Ghisa» si trova, aggràtis in PDF o acquistabile in tutta la sua cartacea possanza, qui.

Le Babbucce di Zinco - Copertina


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2 pensieri profondi su “Le Babbucce di Zinco

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