Il Ciclista – Manuale Pratico


La soglia della casa in cui il sottoscritto si trova ad abitare presenta curiose analogie con l'”orizzonte degli eventi” della terminologia astronomica. Come la superficie di un buco nero, infatti, qualunque cosa l’attraversi non ne esce più. Ora, se da un lato questo fatto conduce ad alcune considerazioni assai interessanti sulla psicopatologia della vita quotidiana (considerazioni ben più adatte ad altra sede, tipo davanti a una o più pinte di birra), dall’altro permette, a chi cerca abbastanza a lungo, di trovare ogni sorta di cimeli, antichità e oggetti strani: giornali dell’epoca dell’Impero; suppellettili d’incerta forma e significato; gingilli d’argento ormai irriconoscibili; un porta reliquie con un frammento del saio di chissà chi; e soprattutto, libri. Come ad esempio questo voluminoso manuale del ciclista, pubblicato nel 1910 dalla Hoepli, che allora si fregiava del titolo di “Editore-Libraio della Real Casa” (anche se, viste le fattezze degli attuali membri della Real Casa, vien da pensare che col lavoro del loro editore-libraio non abbiano mai avuto grande dimestichezza). E’ un volume di tre o quattrocento pagine, in pessimo stato, peraltro – anche se la totale assenza di rilegatura ha permesso di scansirne alcune pagine. La parte tecnica è notevole, con la descrizione fin nei più minuti dettagli di tutti le parti che compongono una bicicletta; ma il bello di questo manuale è tutto il resto. Si parte con un excursus storico, ovvero gli antenati della bicicletta: draisine, celeriferi e tutti quei bizzarri marchingegni, tipo il triciclo con cui il gesuita Ricius “avrebbe discesa la riva del Gange, da Chin-chiang-fu a Checkiang-ham-tcheu, a cavalcioni di un apparecchio da lui inventato composto di tre ruote ineguali complicate con leve e barre”; oppure l’incredibile pedocaedro, che poteva portare due persone “pur che fossero di identico peso”. Segue poi una sezione sul ciclista moderno – moderno nel 1910 – con l’elenco dei requisiti fisici e morali necessari, dell’equipaggiamento, e il “codice” di comportamento del ciclista: perchè si sa, “dall’alto del suo ordigno il ciclista ha sempre un po’ l’aria di sentirsi re”. Dopotutto non era lontano il tempo in cui il ciclista “era considerato un ribelle alle leggi dell’equilibrio – anche dal punto di vista sociale – ; come un nemico alla incolumità individuale – anche e soprattutto in senso traslato – ; come un temerario sovvertitore della pubblica quiete”. Passiamo poi alla parte relativa alla salute, con tutti i benefici dello sport (ma anche i rischi: “in America non sono infrequenti i casi di pazzia fra i partecipanti alle corse la cui durata supera i limiti del più elementare buon senso”); poi “Il ciclismo e la donna”, dove si discute se questa nobile pratica sia adatta o meno al gentil sesso (capitolo che si chiude con questo lirico appello: “Solo per questa altissima funzione civile e morale, ben venga dunque anche fra noi in onore il ciclismo femminile, come non fu mai e come forse ancora non è concesso sperare”). I capitoli successivi – il codice della strada, l’uso delle carte geografiche, il Touring Club – proseguono sullo stesso stile, fra citazioni latine e appelli al progresso dei popoli. A questo punto il vero fuffologo ha quasi le lacrime agli occhi di fronte a tanta bellezza: ma è il penultimo capitolo il vero capolavoro.
Seriamente. No, dico, questa è arte. Fra l’altro, il vero fuffologo, di fronte a un incipit del genere, sa perfettamente che ci deve essere implicato almeno un tedesco. E infatti, proseguendo nella lettura, incontriamo la straordinaria e tragica figura di Otto Lilienthal, pioniere del volo pedalato, un tizio che aveva iniziato legandosi ali posticce alle braccia e buttandosi giù dalle colline. Lilienthal morì il 9 agosto 1897, schiantandosi insieme al suo apparecchio. Chissà cosa sarebbe successo, se fosse sopravvissuto. L’Europa era in fermento, e di lì a poco sarebbe scoppiata la Grande Guerra. Forse, grazie alle scoperte di Otto Lilienthal, avremmo visto stormi di ciclisti coi baffoni e l’elmetto a punta valicare le Alpi pedalando come forsennati. L’intera storia d’Europa sarebbe stata diversa. Già.


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4 pensieri profondi su “Il Ciclista – Manuale Pratico

  1. Da accanito ciclista, non posso che commentare: eccezionale!

  2. ma sai che c’è un libro di Taibo II intitolato “La bicicletta di Leonardo” dove, fra le tante cose, parla dei fatomatici progetti e disegni di una bicicletta fatti da leonardo da vinci? questo libro ne parla?

  3. Ciao sono Mang di Arca-Blog, ti interessa essere aggiunto alla nostra Lista Link? In più il tuo blog potrebbe facilmente essere recensito dal nostro staff!
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  4. @ christian: sapevo che avresti apprezzato!
    @ gnagnera: no, temo che leonardo sia un po’ troppo “serio”… però si parla del monociclo sferico!
    @mang: ciao, sei uno spam? 😉

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