Kaprawoulf: CAP VIII

q-kaprawoulfuakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!”
Eh, sì, il pennuto aveva proprio detto:
“…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!”
Per questo avevo preso il mio zaino, il barattolo di salsa worchester che da mesi tenevo in soffitta e mi ero messo in marcia. (Io sono il detective, quello che passa dalla prima alla terza persona, vi ricordavate di me, vero?)
Quando il pinguino aveva detto:
“…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!”
nella mia mente era balenata una parola, qual luce nella cupa tenebra, quasi come la “cassa meno di dieci pezzi” quando sei all’esselunga all’ora di punta:
“Øleandrø!”
Forse il pensiero era stato dovutao all’afasia di Wernicke. O forse no. Non avevo mai pensato all’øleandrø prima… e non è che ne avessi sentito la mancanza. Comunque ormai ero in viaggio e il mio compagno di viaggio (un brutto ristoratore svizzero dai lunghi baffoni, gestore dell’Osteria della Polenta Sgamuffa, in un remoto villaggio dei Grigioni che si era trasferito al nord per sfuggire alla legge… o dimenticare un amor fallito… o perchè gli andava… o qualche altra ragione di cui francamente non me ne fregava una minchiazza, che tanto quello parlava da quando eravamo partiti dei cazzi suoi e io avevo ascoltato sì e no tre parole: “Flauto”, “Limaccioso” e “Pantagruelico”, ma può sempre darsi che anche queste fossero dovute all’afasia di Wernicke… maledetti crucchi) non si sarebbe certo fermato così, per niente.
Lo guardai.
“Non mi stai ascoltando.” disse.
Era davvero brutto. Replicai:
“…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!”
“Appunto.” disse lui.
“Eh?”
“”Eh?” dovrei dirlo io.”
“Perchè?”
“Perchè non sono io che ho detto “…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!””
“No sono io, tu hai detto: “Non mi stai ascoltando”, che, per inciso, come vedi, non è affatto vero, io invece ho detto “…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka!””
“Eh?”
“Altolà! “Eh?” l’ho detto prima io…”
“E perchè?”
“Ehm….”
“Perchè non mi stavi ascoltando!”
“Bugia!”
“Ah sì? E allora dimmi, perchè sto andando all’Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord?”
“…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka?”
“Non cercare di cambiare discorso, cosa che, per doppio inciso, non puoi fare dato che non sai di cosa stiamo parlando, motivo per cui hai interloquito con un sonoro “Eh?””
Odio gli esercizi di logica, se incontrassi Aristotele lo saccagnerei di botte come merita, e comunque il baffuto lanzichenecco mi aveva beccato in castagna… ma francamente non avevo nessuna voglia di ascoltare uno svizzero baffuto…D’altronde chi ha voglia di ascoltare uno svizzero baffuto. Ci mancava solo che si mettesse a cantare una triste ballata yodel.
“E ora, visto che non mi ascolti canterò la Triste e Alquanto Lunghetta Ballata Yodel del Montanaro Tamarro e Solitario
“Sigh.”
Yodollallalaio Yhuuu-Uhuu! Son Oldovino, misero tapino.
Yollalala Yodella Ya! Mesto me ne vo con il mio apino, sul ghacciato lago alpino.
Yodrellayalai! Yulla Yodelsototh! A spaccar ghiaccio coi ramponi per le lande dei grigioni.
Yudel! Odolalaiolo! Che son belli, che son buoni. Seppur privi di lamponi.
Yadalamaiala! Yolanda! Senza tenzone, senza lotta, e indosso sol una canotta.
Yodolla Yhu! Ollala! Foderata di marmotta mi protegge dalla gotta.
Yodolanga yuouaoueualla! Dalla cima al pian si ode il mio lamentoso yodel.
Yuuuuuuh Ahuuuuuuu! Mentre il cuore mio esplode per l’amor che non più gode.
Glogloglo Yodolla! Yo!
E’ del 1654 l’invenzione della pressa idraulica a uvetta e stantuffi.
Adalaiodala! Yo Yo Ma! Chiudo la didascalia per piccina ch’essa sia.
Yuddel! Yiaialodola! Poichè l’attenzione svia dalla triste storia mia.
Oh la la la! Yo…. la… yo… La mia donna amata Ambrogia, bella quanto un’orologia.
Yudula yodlmmgh… Per cambiar la vita mogia mi lasciò sotto la piogia.
(svizzera licenza poetica)

“Sigh! Io scendo alla prossima.”


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