Kaprawoulf: CAP VII

a-kaprawoulflonso era morto. E questo non era piaciuto a Vitø Pastranø, il capo della Gang di Quelli Che Menano Quelli Che Non gli Stanno Simpatici, che governava con pugno di ghisa e guanto di ghisa tutti gli umidi e fanghigliosi territori del Nord, dell’Est, del Sud e finanche dell’Ovest.
Lo stracchino non era morto. E anche questo non piaceva a Vitø Pastranø. Lo stracchino. Non il fatto che non fosse morto. Che poi se ci pensi è un formaggio e quindi non può mica morire. Che non è che se lo accoltelli si fa male, no? Vabbè, ma che te lo dico a fare?
Anche Einstein era morto. Ma a Vitø Pastranø del decesso di una delle più illustri menti del ventesimo secolo non gliene fregava un fungo. E comunque questo non c’entra un tubo, giusto?
Vitø Pastranø aveva indetto una riunione coi boss della mala degli umidi e fanghigliosi territori dei quattro punti cardinali. Ma non era venuto nessuno.
Aveva aspettato.
Anche piuttosto a lungo.
Poi aveva chiamato Cirillo Grissino suo servitore, amico nonchè lacchè del vicerè.
“Che ora è?”
“Le undici, signore.”
“E dove sono tutti?”
“E che cazzo ne so io, signore?”
“Non riesco neanche a indire una cazzo di riunione, mi dici tu come faccio a governare un’organizzazione criminale?”
“No.”
“No cosa?”
“Non saprei, qual’era la domanda?”
“Non riesco neanche a indire una cazzo di riunione, mi dici tu come faccio a governare un’organizzazione criminale?”
“Ah… allora sì!”
“Me lo dici?”
“Cosa?”
“Sigh… lascia perdere.”
“Quali sono i suoi ordini, capo?”
“Perchè? Fa differenza?”
“Certo signore. Ogni suo desiderio è un ordine.”
“Tanto non esegui mai gli ordini.”
“Lei ha ragione, capo. Ma dimentica che i sogni son desideri.”
“Quindi ogni mio desiderio è un sogno?”
“Sì.”
“E quindi ogni mio sogno è un ordine?”
“Parrebbe…”
“Questa notte ho sognato che ero in mutande davanti al frigorifero e un enorme creatura gelatinosa dai tentacoli di lampone mi porgeva un telefono di pan pepato e dall’altro capo mia madre mi ricordava che i tappi di sughero sono l’unica cosa davvero importante della vita: Come la mettiamo?”
“Sarà fatto, capo!”
“Cosa?”
“Niente… dicevo così per dire… Perchè mi guarda con gli occhi iniettati di sangue?”
“Lascia perdere. Prendi nota. Voglio la testa di Garcia!”
“Ce l’ha già.”
“Ah… allora dimmi… che teste mi mancano…”
“Dunque vediamo…. Mozart.”
“Celo.”
“Camillo.”
“Celo.”
“Steven Seagal.”
“Celo.”
“Il Papa.”
“Celo.”
“Il capitano Picard.”
“Celo… e quella pesa.”
“L’uomo di latta del mago di Oz.”
“Chi?”
“L’uomo di latta del mago di Oz… dai… quello lì…”
“Ah. Celo.”
“Lando Carlissian.”
“Celo.”
“Madre Teresa.”
“Celo.”
“Quipeg.”
“Celo.”
“Kaprawoulf.”
“Manca.”
“Dunque è deciso. Sarà Kaprawoulf.”
“E chi cazzo è Kaparawoulf?”
“Aspetti che guardo, signore.”
“Dove?”
“Nei capitoli precednti.”
“Domada stupida… a volte mi chiedo chi me lo faccia fare.”
“E’ quello che ha ammazzato Alonso.”
“Bastardo. Me la pagherà! Alonso era un così bravo scagnonso! Voglio la sua testa!”
“Quella di Alonso, signore?”
“Quella di Kaprawoulf, imbecille!”
“Sarà fatto, capo.”
“Affida la missione al nostro uomo migliore.”
“Sì, capo. L’affiderò al Pinguino!”
“Il Pinguino è il nostro uomo migliore?”
“Sì, capo.”
“Ma è un pinguino.”
“Sì, capo. E allora?”
“Non è un uomo.”
“No, capo. E’ un pinguino. E allora?”
“sigh.”
“Cosa?”
“Niente… siamo in una botte di ferro.”
“Dove?”


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