Il Libro del Sole e dello Scorbuto: L’Orrenda Minaccia delle Turbe Raccogliticce di Tzegangarot, l’Atroce Pianeta del Taleggio a Fettine

 

Il Turbo Imperatore Giaggiolo II da Concorso chiamò il suo fedele maggiordomo Invisibile:
“Invisibile! Dove sei?”
“Sono qui, Maestà!”
“Ommammassignoremio! Che paura. Non lo sopporto quando compari all’improvviso alle mie spalle.”
“Chiedo scusa, Maestà. Ho dimenticato la trombetta.”
“Che non si ripeta. Hai indotto il consiglio di guerra?”
“Indetto, Maestà.”
“Eh?”
“Si dice ‘indetto’ non indotto. Maestà.”
“E io cosa ho dotto?”
“Detto?”
“Detto cosa?”
“Voleva dire ‘detto’, non ‘dotto’, vero Maestà?”
“Fermo lì, Invisibile. Non cercar di esser più scaltro di me, che ben sai io son il più dotto del regno.”
“Dotto. Appunto.”
“Che hai detto?”
“Nulla, Maestà. Il consiglio è stato indett… ehm, indotto per le otto.”
“Mi stai prendendo in giro?”
“No, Maestà, non mi permetterei mai. Era previsto per le sette, ma Otto Von Ettonburg, duca d’Etto detto il ‘Dotto d’Ettonburgo’ non poteva. Così abbiamo posposto.”
“Eheheh.”
“Cosa c’è di buffo, Maestà?”
“Posposto. Fa ridere.”
“Mio padre si chiamava Posposto.”
“Posposto Invisibile?”
“Già.”
“Sei serio?”
“Io non scherzo mai, Maestà. Sull’onore di mia madre Supposta Invisibile, figlia di Composta Invisibile.”
“Ma…”
“Cosa, Maestà?”
“Se tu ti chiami Invisibile…”
“Invisibile Invisibile, Maestà’.”
“Appunto. E se tua madre si chiama Invisibile di cognome e tua nonna pure. Insomma. Capisci? Com’è che…”
“Non la seguo, Maestà.”
“Il cognome, no? Invisibile. Dovrebbe esser solo di tuo pad…”
Al che entrò il consiglio di guerra del regno. Uno dopo l’altro i generali Fittizio De Zavola, Ponteggio A Zanche, Lupiteto Veranda, Etto D’Anatra, Igo Futuzumi, gli ammiragli Ignazio Barcadighisa, Yoshimoto Motomoto, Larva Depleta, Fido il Bracco Statista, i ministri Fruttosio O’Mbreggiato, Conte di Panzana, Otto Von Ettonburg, duca d’Etto, Pianola d’Oltremanica, marchesa d’Ortofrutta, Rammendo Visibile, Barone di via Eustachi, il vescovo Don Craiformiargentina e Madame Curie che portava il tè al radio.
“Maestà! Le Turbe Raccogliticce premono al casello di Vimercate.” (non si tratta qui della rinomata cittadina brianzola nota in tutto il mondo per la Sagra della Patata, bensì della metropoli capitale di Tzagangarot).
“Fermi, fermi! Con calma. Qui non si fa nulla, se prima non si risolve ‘sta questione.”
“Quale questione, Maestà?” domandò il barone Rammendo Visibile.
“Il mio maggiordomo qui fa Invisibile di cognome e suo padre pure…”
“Ok, fin qui tutto normale.” commentò il generale Lupiteto Veranda.
“…e sua madre anche…”
“Questo perché la signora ha preso il nome del marito una volta sposati.” precisò Igo Futuzumi.
“… e sua nonna materna pure.”
“Ah.” disse Otto Von Ettonburg.
“Questo è strano.” confermò Fittizio De Zavola.
“Davvero.” precisò Pianola d’Oltremanica.
“Ma tu!” domandò il barone Rammendo Visibile avvicinandosi al maggiordomo.
“Mi dica, generale.”
“Sei Invisibile Invisibile, figlio di Posposto Invisibile?”
“Sissignore!”
“Impossibile!”
“Ta-daaaaan!” urlò Marie Curie lanciando in aria la teiera in plutonio “Niente è impossibile col potere del radio!” e si gettò fuori dalla finestra. E di lei non si seppe più nulla. A parte quella faccenda della radioattività che è ormai nota a tutti.
Ci fu un attimo di imbarazzato silenzio mentre il consiglio di guerra ascoltava la caduta di Marie Curie per i 234 piani della Turbo Torre Inespugnabile di Castel Concorso.
“Ehm. Stavo dicendo. Impossibile!” riprese il barone Rammendo Visibile.
“Perché, di grazia?”
“Perché Posposto Invisibile è mio padre!”
“Oooooooooh!” esclamò il consiglio di guerra.
“E allora? Non può essere anche mio padre?” chiese il maggiordomo Invisibile.
“Ehm… ora che mi ci fai pensare… se la metti in questo modo…”
“Ehi, ehi, un momento. Ma tu non fai Visibile di cognome?” chiese l’Imperatore.
“E che ci vuole fare, maestà? Sono nato Visibile.”
“Impossibile!” esclamò la Marchesa Pianola d’Oltremanica.
“Eh?”
“Posposto Invisibile è mio figlio!”
“Oooooooooh!” esclamò il consiglio di guerra.
“Ehm… un attimo… mi sono perso.” disse l’Imperatore.
“Woof.” abbaiò Fido il Bracco Statista, tirando fuori il suo fido bloc-notes e iniziando a prendere appunti.
“Nonna!” esclamò Invisibile Invisibile.
“Nonna!” esclamò il barone Rammendo Visibile.
“Oh oh, calmini voi due! Sono troppo giovane per essere nonna! Ho solo 25 anni, dopotutto.”
Nella stanza cadde un silenzio imbarazzato. I presenti cercano di non fissare le chiome candide e il viso grinzoso della Marchesa.
“Ehi, un momento!”, interloquì l’Imperatore, “Ma com’è che tuo figlio fa Invisibile di cognome?”
“Perché è Invisibile.”, rispose la Marchesa.
“Impossibile!”, esclamò il Conte Fruttosio O’Mbreggiato.
“Eh?”
“No, niente, così… volevo partecipare anch’io.”
“Impossibile!”, esclamò il generale Etto D’Anatra.
“Eh?”
“Ho una foto autografata di Posposto Invisibile.”
“Oooooooooh!” esclamò il consiglio di guerra.
Toc-toc.
Una guardia speciale della turbo scorta armata dell’imperatore fece il suo ingresso nella sala del consiglio.
“Ehm, Maestà. Mi perdoni dell’interruzione, ma è urgente.”
“Dimmi, che succede?”
“Ci sarebbero le Turbe Raccogliticce. Sono al casello di Vimercate e il casellante vorrebbe sapere se può farle passare.”
“Il casellante?”
“Casello Visibile della Casata dei Visibili di Abbiategrasso.”
“Ossignore!”

Fulgido Esempio, condottiero in capo dell’armata delle Turbe Raccogliticce guardò il suo fedele secondo Asmodeo Intravisto.
“Che si fa, capo?” domandò Asmodeo.
Fulgido Esempio guardò il casellante, ben visibile nel cubicolo del casello di Vimercate e sospirò.
“Mah. Aspettiamo altri cinque minuti?”

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