La Storia di Manon Lescaut e del Cavaliere Des Grieux

manoneNo, scherzo, non l’ho letto e non credo che mi capiterà mai. Il fatto è che, durante il forsennato ancorchè interminabile allestimento del “Gran Teatro delle Cazzate” ci è capitato di sfogliare una quantità invereconda di vecchi libri e cose del genere, alla ricerca di ritagli, immagini, cartoline e gingilli con cui abbellire le nostre opre (si, opre). E quindi ho estratto da uno scaffale dimenticato questo bellissimo volumetto d’altri tempi – bellissimo per la veste grafica e la cura, non so quanto per il contenuto, di certo non per lo stato di conservazione; fra l’altro, è la prima volta che mi capita di trovare un libro coi titoli di coda: «compose e stampò il volume la maestranza blah blah blah; curarono la rilegatura blah blah blah; disegnò i fregi il prof. blah blah blah». Vabbè.

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Si potrebbe discutere dell’amara ironia celata involontariamente dietro il titolo della collana: «Gli Immortali» – visto che dopo qualche decennio l’autore di questo romanzo, l’Abate Prévost – chi se lo ricorda più? Sic Transit. Si potrebbe anche discutere della sapida prefazione di nientemeno che Guy De Maupassant, di cui mi par giusto citare l’incipit, che ne rivela tutte le doti di sapiente esplorator dell’animo umano:

«Sebbene un’esperienza secolare abbia dimostrato che le donne, senza eccezione, sono assolutamente incapaci di produrre opere che abbiano un vero valore artistico o scientifico, c’è oggi chi si sforza in ogni modo per imporci la donna-medico o la donna che faccia professione di politica. Ma questi tentativi sono inutili; perchè noi non abbiamo ancora la donna-pittore o la donna-musicista: e non ci è riuscito di averla non ostante gli sforzi disperati di tutte le figlie di portieri e di tutte le ragazze da marito che studiano il pianoforte – e anche il contrappunto – con una perseveranza degna di sorte migliore; o che stemperano colori ad olio o ad acquerello o copiano il modello e anche il nudo senza riuscire a dipingere altra cosa fuor dai ventagli o da qualche mediocre ritratto. La donna ha sulla terra due missioni ben distinte, ma belle tutte e due: l’amore e la maternità.»

Punto. Grazie, signor Maupassant.
Ma passiamo oltre.
Sta di fatto che dentro questo libro ci ho trovato una lettera, chissà di chi, che qui sotto riproduco – cancellando la firma (nel caso, cliccate qui per l’alta risoluzione).

lettera

Fa sempre un certo effetto, questo genere di cose: chissà qual’è la sua storia, la storia di chi l’ha scritta, di come è finita in questo libro – e di come il libro è finito in casa mia, del resto. Quando giocavo ai libri-game di Lupo Solitario sceglievo sempre, tra i mistici poteri dei monaci Ramas, la Psicomanzia o come si chiamava, che permetteva di “leggere” la storia degli oggetti. Sarebbe affascinante, una cosa del genere: ogni oggetto, dopotutto, ha la sua storia, i libri più degli altri, credo; e molte saranno di certo più interessanti delle minchiate del signor Maupassant.


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3 pensieri profondi su “La Storia di Manon Lescaut e del Cavaliere Des Grieux

  1. Prima immagine da "L'arte del sogno".
    Punte di genio in questo film–> lo studio televisivo dentro il cervello e "la capra sul dirupo".

  2. Olà! Questo lo ignoravo… questo film ce lo abbiamo qui da vedere da tempo immemorabile – a questo punto non possiamo esimerci. A presto!

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