La Principessa Indesiderata

"Perseus rescues Andromeda", Edward Burne-JonesUno dei vecchi & onorati clichès della fantasy d’altri tempi è la Storia del Professore che va nel Mondo Parallelo. Mi è capitato di leggere parecchie variazioni sul tema, ma il succo è sempre lo stesso. Stiamo parlando di un fisico, o matematico (a volte un ingegnere), giovane, solitamente alto e ben piazzato, di bell’aspetto nonostante il gilet e gli occhiali un po’ da nerd – anche se di solito è troppo impacciato e/o serioso per accorgersene. In seguito a svariati incidenti (evocazioni, esplosioni, esperimenti malriusciti) si ritrova in un mondo pseudomedievale, dove a) deve compiere una missione da cui dipende il destino del cosmo b) se c’è la magia la impara, altrimenti spaccia per tale quella che noi chiamiamo scienza c) non ha più bisogno degli occhiali d) si dà una svegliata, conquista l’eventuale principessa e torna nel suo mondo più sgamato che mai.
Così su due piedi mi vengono in mente diversi titoli: Il Drago e il George, il Castello d’Acciaio, Tre Cuori e Tre Leoni, e La Principessa Indesiderata. Quest’ultimo, soprattutto, merita di essere ricordato per l’originalità dell’ambientazione. Il mondo di Logaia, dove l’ingegner Rollin viene scaraventato suo malgrado, è un mondo rigidamente aristotelico: ovvero, è un mondo in cui le cose sono o così, o l’opposto. A Logaia o è giorno o è notte: ovvero c’è il sole fino a mezzanotte e poi – ZAM – è buio; se non è estate è inverno, e se i suoi abitanti non sono gentili e civilizzati sono barbari assetati di sangue. L’ingegner Rollin si trova a dover salvare una principessa – ovviamente bellissima, perchè le donne o sono bellissime o sono inguardabili, e le principesse ovviamente rientrano nella prima categoria – da un mostro orrendo, e in men che non si dica si trova alla corte di Logaia, servito, vezzeggiato e coccolato come eroe e paladino. Seguono avventure di ogni genere, dagli intrighi di palazzo alla guerra contro i barbari, dalle quali il prode ingegnere esce sempre a testa alta grazie alla sua capacità di vedere le sfumature – metaforiche – di grigio che su Logaia sono sconosciute. “La Principessa Indesiderata” – 1942, di L. Sprague de Camp – è un grazioso librettino; niente di trascendentale, e gran parte del suo umorismo è ormai terribilmente datato (anche se in quarta di copertina viene definito “esilarante”. Ma se c’è una cosa che ho imparato dalle quarte di copertina è di diffidare sempre dell’aggettivo “esilarante” e di qualsiasi riferimento a nonno Tolkien), e se fosse un film, sarebbe un film in bianco e nero con Doris Day e, forse, Cary Grant. Merita però almeno una citazione, non fosse altro che per l’assurdità del mondo di Logaia – tanto più assurdo quanto più logico vorrebbe essere. Un mondo dove gli uomini o sono bambini (fino ai tredici anni) o sono adulti con barba e baffi (dal tredicesimo compleanno in poi); o sono totalmente sobri o totalmente ubriachi, totalmente onesti o totalmente disonesti; e quelli che non sono favorevoli alla guerra sono sostenitori del terrorismo islamico. No, aspetta, quella non è Logaia…


Condividi questa opera dell'ingegno umano!
facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail



Una profonda riflessione su “La Principessa Indesiderata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Sito

This blog is kept spam free by WP-SpamFree.