La Decrescita Felice


Premessa Doverosa: non essendo né politici né economisti (né economi, se è per questo) non possiamo affermare di comprendere a fondo i contorti meccanismi su cui si fonda l’economia mondiale; per cui quello che segue è ovviamente passibile di, come dire… non ci vengono le parole. Insomma, se invece salta fuori che questo libro dice cazzate e viviamo nel migliore dei mondi possibili, fatecelo sapere. Appurato ciò: La Decrescita Felice parte dal concetto di Prodotto Interno Lordo – il famigerato PIL. Cos’è il PIL? Rimandiamo a Wikipedia per una definizione più specifica: diciamo che più o meno dipende dalla quantità di merci scambiate in cambio di denaro in un certo periodo. Il pil è un indice della prosperità di uno stato: se aumenta, bene; se rimane costante o, dio non voglia, addirittura decresce allora sono guai e c’è la recessione. Ora, questo sistema, per quanto semplice ed elegante, si presta ad alcune critiche, la prima delle quali segue alla domanda: in che modo si può aumentare il pil? Perchè, fateci caso: se io compro una macchina che mi dura trent’anni, bene, ma il pil non fa salti di gioia. Se dopo tre mesi la sfascio contro un palo, e ne devo comprare un’altra, il pil aumenta. Se rimango con la suddetta macchina in coda per ore sulla tangenziale sprecando benzina per niente, il pil aumenta, perchè la suddetta benzina l’ho comunque pagata. Il miglior modo di aumentare il pil è lo spreco. I boschi non fanno aumentare il pil. Gli incendi nei boschi si, perchè per spegnerli occorrono macchine, risorse, personale e – in ultima analisi – soldi. Le guerre fanno aumentare il pil, la pace no. Le malattie fanno aumentare il pil, la salute no. Lasciare i bambini al nido o i nonni al ricovero fa aumentare il pil, accudirli a casa no. C’è qualcosa di malsano, in tutto questo; soprattutto per il fatto che a questo punto è difficile per noi, cresciuti a pane e minchiate, non farci prendere dalle paranoie e cominciare a vedere oscuri complotti degli ufo, degli Illuminati di Baviera o del Grande Cthulhu volti a trasformarci tutti da cittadini consapevoli e responsabili a passivi consumatori. Fra parentesi, una riflessione mutuata da un altro libro, Ipotesi sulla Guarigione: avete mai fatto caso a quanto sia sinistra la parola consumatori? Provate a pensare: “”noi siamo i Consumatori”. Non è una roba da piaghe d’Egitto, da invasione di locuste, da Quattro Cavalieri dell’Apocalisse? Eh? Vabbè, ma non divaghiamo. Anche perchè La Decrescita Felice non è né un libro di fantapolitica, né di complotti esoterici e cose strane: anzi, è un libro molto molto pratico, concreto, terra-terra. Che ci dice, in sostanza, questo: per favorire l’economia, dobbiamo comprare il più possibile; anzi, dobbiamo comprare tutto. E in effetti, dobbiamo proprio, perchè da una parte non abbiamo il tempo materiale, e dall’altra non abbiamo più nessuna capacità di provvedere a noi stessi se non comprando quello che ci serve. Quanti dei nostri nonni o bisnonni abitavano in case costruite da loro stessi? Oppure, quanti si facevano i mobili di casa, o il pane o la passata di pomodoro, o un maglione all’uncinetto? È una riflessione molto triste, e probabilmente è la chiave di tutto il discorso: non siamo più capaci di far nulla. Ok, sappiamo installare Windows, ma a parte questo? Il punto, secondo l’autore, è proprio questo: la necessità, prima di tutto morale, di riappropriarsi di quelle conoscenze che permettevano alle generazioni passate di vivere in un sistema economico non esclusivamente basato sul denaro, ma sull’autoproduzione, sullo scambio e sulla solidarietà. Perchè se hai un orticello e coltivi pomodori, quelli che puoi li mangi, con quelli che avanzano che ci fai? Li butti o li regali al vicino? Ma se li produci per venderli, quelli che non puoi vendere li lasci a marcire. Senza contare che devi produrne in grande quantità, e giù diserbanti e fertilizzanti (tra l’altro: c’è un’inchiesta di Report proprio sull’argomento, guardatela e poi diteci se secondo voi un sistema del genere ha senso). Ma c’è un profondo aspetto etico, nel provvedere a sé stessi in questo modo: perchè è naturale, automatico, ovvio, in questo modo, evitare lo spreco, rispettare l’ambiente, essere insomma più responsabili, indipendenti, maturi. È un libretto, questo, che con pochi tratti e poche riflessioni, ci mostra la possibilità di vivere in un modo totalmente diverso dal nostro, così lontano, anzi, da parere impossibile: uno stile di vita magari più semplice, magari più spartano, ma di certo più “naturale”, più “umano”, dove i rapporti interpersonali hanno un peso ben maggiore, così come un contatto più profondo con l’ambiente, con gli animali, con noi stessi. Poi naturalmente, a metterlo in pratica non ci pensiamo neanche, ma questo è un altro discorso.


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4 pensieri profondi su “La Decrescita Felice

  1. mi aiuti a ricordare chi diceva “produrre il necessario e distribuire tutto” o “a ciascuno secondo i propi bisogni da ciascuno secondo le sue possibilità”?
    perchè poi il punto sta tutto lì, credo

  2. assolutamente d’accordo. ma “mi aiuti a ricordare” non dovresti chiederlo tanto a me, ma a quelli che a furia di dire “compagni, dibbbbattito!” si sono dimenticati da dove venivano e dove volevano andare. il vero problema sta tutto lì… ahimè! bisognerebbe rimboccarsi le maniche, fare un po’ meno gli intellettuali e tornare a zappare la terra (io per primo naturalmente)… 😉

  3. alla faccia della fuffa… latouche e la decrescita così mirabilmente riassunti!
    non è facile, però. era davvero quasi più facile venire da lontano e andare lontano, che adoperarsi per la decrescita. i cui concetti di fondo peraltro mi paiono anche un po’ distanti da certe mentalità operaie che ormai da tempo si erano distaccate dal “produrre il necessario”.
    ma sto divagando.
    la verità è che un pigro del cazzo come me fa una fatica del diavolo a svincolarsi da tante piccole, beate dipendenze dal ready to use. certo, le patate non le compro già sbucciate da friggere e la cotoletta mela impano da solo (anzi, la cotoletta sela mangino quelli che chiamano branzino la spigola!), ma da lì a vivere con un orto e campare di quello…
    non è semplice, specie per chi inizia. il discorso è più complesso di quel che sembra.
    ma il tema della decrescita è uno dei più stimolanti sentiti negli ultimi anni, nevvero.

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