Elegia del verme solitario


Di Ernesto Ragazzoni (1870-1920, autore fra l’altro dell’ “Inno di riscossa per i poveri cani proletari“, delle “Malinconie e il lamento del povero bigliardo che non vuole piu’ essere verde“, di una “Laude dei pacifici lapponi e dell’olio di merluzzo” e dell’ “Omaggio al 606“. ):

Solo è Allah nel Paradiso
del Profeta Macometto
solo è il naso in mezzo al viso
solo è il celibe nel letto,
ma nessun, da Polo a Polo,
come me sul globo è solo,
né mai fu, per quanto germe
ebbe lune del lunario,
perch’io solo sono il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Solitario sulla vetta
della torre antica è il passero
solitario. È la vedetta
solitaria in cima al cassero,
solitario è il soldo, o duolo,
del tapin ch’à un soldo solo,
solo andava il cieco inerme
e ben noto Belisario,
ma il più sol di tutti è il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Tutte l’altre creature
hanno moglie od hanno figli:
i canguri han le cangure
i conigli han le coniglie,
l’api accoppiansi nell’aria
e persin la dromedaria
tra le sabbie nude ed erme
ha il fedele dromedario.
Il più sol di tutti è il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Una vaga fantasia
alle volte pur mi coglie,
la mia mente vola via
e m’immagino aver moglie,
mi par d’essere, o cuccagna,
un bel nastro, una lasagna…
non più fitto in membra inferme
nel mio vil penitenziario
e non più essere un verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Nastro a volte mi figuro
di annodarmi intorno a un collo
di fanciulla esile e puro.
In intingoli di pollo
altre volte invece parmi
da lasagna intingolarmi.
Il mio cor si tuffa in terme
di speranza… ed al contrario
resto sempre il verme, il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Pure il giorno verrà, il giorno
che uscirò fuori a vedere
come è fatto il mondo intorno
miserere, miserere,
finirò la vita trista
nel boccal di un farmacista
pieno d’alcool ed erme-
ticamente funerario,
perché io non son che il verme
lungo…
cupo…
cieco…
bieco…
triste VERME

SOLITARIO

***

Ehm. Si spiega da sè. Qui c’è la pagina di Uichipèdia sulle tenie, nel caso, e qui c’è la sublime poesia di cui sopra declamata dall’inarrivabile Vittorio Gassman (da Logospoetry). Bene così.


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Una profonda riflessione su “Elegia del verme solitario

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