Capolavori della letteratura oritteropea

Huzzah! Huzzah! Gioite, popoli della terra, fumettari, maniaci del fantasy, oritteropofili di tutte le nazioni! Dopo mille peripezie, Cerebus the Aardvark sbarca in Italia! Come? Non sapete chi è Cerebus? L’Oritteropo più truce e manesco che la storia ricordi? Bravi, bravi. Vi indirizziamo a Uichipedia, tanto per cominciare, e a quest’altra recensione, e quando vi sarete fatti una cultura, tornate pure a leggere le nostre impressioni su questo arcano tomo. Fatto? Bene così. Dunque. Cerebus – Alta Società (che è il secondo volume delle avventure del nostro eroe, vai tu a capire perchè non abbiano deciso di pubblicarlo in Italia a partire dal primo, ma vabbè, chi siamo noi per giudicare le illuminate scelte  editoriali della Black Velvet?) è un curioso esempio di “fantasy politica” – una vera e propria saga a base di elezioni, comitati d’affari, seggi, intrallazzi, faccendieri, tassi di interesse, compagnie mercantili, inflazione, e quant’altro. Bene. Tutte cose che per noi, che siamo in campagna elettorale permanente da vent’anni, sono pericolosamente vicine al limite della saturazione. A questo si aggiunga che, come in ogni storia a sfondo politico che si rispetti, la maggior parte dei personaggi ha la statura morale e intellettuale di Domenico Scilipoti. E poi Dave Sim, come disegnatore, non s’offendano i suoi ammiratori, è un cane. E il suo senso dell’umorismo è semplicemente tragico, anche se, verso la fine, qualche risata per sfinimento te la strappa.

Ora, dite quel che volete, ma uno che disegna così non è un gran disegnatore. Sì, d’accordo, uno dei capisaldi del “fumetto indipendente” è che i disegni non devono necessariamente essere perfetti (tipo i primi numeri di Sandman, diomìo, facevano sanguinare le pupille), sì d’accordo, poi magari migliora, sì, d’accordo, vuole essere una parodia di quelle copertine dove c’è l’Uomo Ragno tutto annodato, però, insomma, cheddiàmine. Ecco.

E dunque? Non ci è piaciuto?
Non è questione di “piaciuto” o “non piaciuto” – il fatto è che Cerebus è una di quelle opere che si creano da sè i propri criteri di riferimento. Non c’è nulla nel vasto mondo della letteratura oritteropea cui paragonarlo, per mole, stravaganza e grandiosità d’intento (1). Sim ha costruito un mondo, ci ha ambientato le sue storie, ci ha messo un oritteropo, dicendo, in trecento deliranti episodi, no, per dire, trecento (2), tutto quel che gli andava di dire sulla politica, la religione, le donne, la vita, l’universo e tutto quanto (e a leggere la sua biografia si può star certi che le sue opinioni non siano, come dire, mainstream). Fregandosene altamente di lodi e critiche, ha costruito un mondo sigillato, immenso, dettagliatissimo, e, insomma, totalmente folle. Fosse stata una storia di tre numeri, o di trenta, o un singolo volume, si sarebbe potuta liquidare come una delle tante mediocri graphic novel indipendenti che affollano il mercato, e che si possono tranquillamente evitare di leggere senza che il nostro sviluppo spirituale ne risenta – ma trecento episodi, vivaddìo, meritano rispetto. E’ strano come certe idee, che in altri formati potrebbero essere liquidate come semplici cazzate, se portate avanti fino a raggiungere un volume sufficiente diventano… ehm… come dire… (3). Prendete per esempio il Codex Seraphinianus: sono trecento pagine di disegni surreali e incomprensibili. Prendete La Vita & le Opinioni di Tristram Shandy: sono nove volumi di deliri e sproloqui su nulla in particolare. Prendete Le Babbucce di Zinco: duemila e cinquecento capitoli di undici parole ciascuno su gente che si scambia la milza. In certi casi la mole stessa di un’opera la pone su un altro piano. La fa diventare un qualcosa a sè, che non si può giudicare in rapporto ad altri lavori magari simili nell’idea o nello stile, senza perderne lo spirito. Un po’ come le piramidi, o i disegni della Piana di Nazca. Pensate se la Piramide di Cheope fosse stata alta un metro e mezzo, di certo non sarebbe finita tra le Sette Meraviglie del mondo. Invece è alta 146 metri, vagli a dire qualcosa. Oppure quei tizi che costruiscono paesaggi o locomotive o torri eiffel usando milioni di stuzzicadenti, o quelli che non si tagliano unghie e baffi per trent’anni, o cose simili. Per quanto si possano nutrire riserve sull’aspetto estetico della faccenda, non si può che ammirarne l’impegno.

***

(1) Probabilmente il fatto che l’ispirazione gli sia venuta sotto LSD c’entra qualcosa. Viene in mente quell’altro scrittore di fantascienza che ideò la sua saga durante una crisi di asma…
(2) Quello che Sim sostiene essere “the longest sustained narrative in human history”, e noi vorremmo replicare con un pacato “ma ci faccia il piacere”.
(3) Lasciamo ad altri ben più audaci il compito, senza dubbio fruttifero, di esplorare il nesso tra i termini “cazzata” e “figata”.


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3 pensieri profondi su “Capolavori della letteratura oritteropea

  1. @Pino: eh già, la vita è dura e ognuno ha i suoi problemi. Ma poi, scusa, perchè dovremmo perder tempo a parlare con un albero?

    Cordiali saluti,
    Squadra Cazzate

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