Kaprawoulf: CAP XIX

c-kaprawoulfi son cose che è meglio rimangan non scritte.
Ci son cose che il fato ha cancellato per un capriccio.
Ci son cose che se risapute farebbero venire l’itterizia anche ai più savi tra gli uomini.
Insomma, ci son un sacco di cose.

Quel che fu delle Kaprawoulfae vicende sfuggito di mano è al narratore che per mitigare l’imbarazzo di non aver nulla da raccontare si rivolse ad altri.
E mai decisione fu più infausta, poichè altri, non consci dei limiti che la coscienza impose alla lingua ed alle dita del narratore, si lanciarono a raccontare ciò che non avrebbero dovuto.

Vennero descritte cose che era meglio rimanessero non scritte.
Vennero descritte cose che il fato aveva cancellato per un capriccio.
Vennero descritte cose che fecero venire l’itterizia ai più savi tra gli uomini.
Insomma, vennero descritte un sacco di cose.

Tra queste il triste giorno in cui Ludmilla Grissina, rimasta orfana di entrambi i genitori, fu costretta a partire per lavorare nelle miniere di giada della Terra del Freddo Lontana e Inospitale, lasciando il fratellino Cirillo alle poco amorevoli cure di zia Panzer.
Cirillo, neanche compiuti i sei anni, promise vendetta. Giurò che avrebbe riscattato la sorte della sorella e le avrebbe assicurato il futuro che meritava. Mostrò il pugno chiuso al destino crudele e si servì un’altra ciotola di budino prima di andare a letto.

Gli anni passarono come melanzane arrostite e Cirillo crebbe esile e imbelle fino a che, un giorno, alla fiera di Senigallia trovò un anziano venditore che cambiò la sua vita.
Non con l’herbalife. Non con il potere del voodoo. Non con ingenti quantitativi di alcool. Con… bè, se aspettate un momentino ve lo spiego.
Dunque…
A questo punto il narratore, resosi conto dell’errore commesso lasciando il filo della narrazione nelle mani sbagliate (e questa volta peggio di quando tentò di far scrivere il finale della sua commedia ad una scimmia ammaestrata) tenta di intervenire allungando le mani sulla macchina da scrivere dove ‘altri’ sono intenti alla narrazione.
Ne segue una colluttazionfhgp,otàep5  ppti c ljqèwè0219vim jefò0q0 ccmnfùepsxm uduiuc  NRE84EJUZ  887//£Y XCKRKUYSGhdye!!! da cui il narratore esce purtroppo sconfitto, legato, imbavagliato e segregato in un angolino accanto al caminetto ed è meglio che stia attento che altrimenti neanche la cena gli diamo.

“Con queste ragazzo mio potrei fare cose incredibili, sovrumane, ineguarrabili.”
“E allora perchè non le usi?” chiese il ragazzino.
“Eh?”
“Hai detto che potresti fare cose incredibili, sovrumane ed un’altra parola che non ho capito bene.”
“No, no. Ho detto ‘potrai’. Tu potrai. Io non potrei. Io non posso. Non potrò. Vorrei. Ma non posso. Io.”
“E perchè mai?”
“Ma perchè solo a pochi è riservato il privilegio di poter controllare il loro immane potere. Io purtroppo non sono tra questi. Ho provato a lamentarmi con l’autore ma è legato e imbavagliato quindi purtroppo il mio ruolo nella storia si limita a queste poche righe. Che con le tasse alla fine a mala pena il denaro per tornare a casa mi resta.”
Il ragazzino osservò il venditore con espressione confrunta.
“Provale su.” Lo incitò il venditore.
“Ma pesano.”
“Meno storie ragazzo che se no facciamo notte. Metti ste ghette, pagami i cinque copechi e sparisci.”
Cirillo Grissino pagò la somma e tornò faticosamente a casa indossando le sue nuove ghette di ghisa(TM).
Salendo faticosamente al piano di sopra, verso camera sua, pensava a cosa mai potessero avere di speciale quelle bizzarre calzature.

La mattina seguente zia Panzer svegliò il giovane Cirillo con un’altra ciotola di budino ma Cirillo quel giorno aveva altri programmi.
Programmi che in fin dei conti potevano aspettare una ciotola di budino.
Yum!
Ah! Infausto budino!
Non si fosse soffermato per una seconda ciotola e poi una terza Cirillo sarebbe arrivato alla fermata dell’autobus senza incontrare i bulli della Ghenga di Quelli che Quando Saranno Più Grandi Faranno il Culo a Tutti Quanti (GheQuQuSaPiGraFaCuTuQu). Ed invece li incontrò. Ma pensa te.
Quel giorno Cirillo Grissino conobbe Vitø Pastranø e la sua vita cambiò. Di nuovo.
Fa due cambiamenti di vita nell’arco di pochi giorni.
Verrebbe da ipotizzare che questo sia l’inizio di una vita di avventure e continui cambiamenti.
Ed invece da quel giorno in poi Cirillo sarebbe diventato prima amico e poi lacchè di Vitø Pastranø assistendolo nella sua ascesa nei ranghi della mala dell’Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord.
Da quel momento il ricordo di sua sorella Ludmilla sarebbe scemato tanto che un giorno alla domanda ‘hai fratelli o sorelle?’ postagli da uno dei nuovi scagnozzi di Vitø che cercava di fare amicizia Cirillo rispose: ‘Come hai detto scusa? Con tutta questa melassa nelle orecchie non ho sentito bene.’
Da quel momento il potere delle ghette di ghisa sarebbe rimasto occultato tanto che un giorno al mercato un fruttivendolo gli fregò 30 centesimi sul prezzo di un chilo di aranpapere.

E che c’entra tutto questo con Kaprawoulf? Niente in effetti, ma dato che il narratore è legato e imbavagliato abbiamo colto l’occasione per raccontare un po’ di retroscena. Se non vi piace potete sempre uscire a farvi una pizza.
Comunque adesso lo liberiamo, va bene? Lo rimettiamo al suo posto davanti alla macchina da scrivere ed andiamo a farci un budino.
Oh.

Ci son cose che è meglio rimangan non scritte.
Ci son cose che il fato ha cancellato per un capriccio.
Ci son cose che se risapute farebbero venire l’itterizia anche ai più savi tra gli uomini.
Insomma, ci son un sacco di cose.
Quel che fu delle Kaprawoulfae vicende sfuggito di mano è al narratore che per mitigare l’imbarazzo di non aver
nulla da raccontare si rivolse ad altri.
E mai decisione fu più infausta, poichè altri, non consci dei limiti che la coscienza impose alla lingua ed alle
dita del narratore, si lanciarono a raccontare ciò che non avrebbero dovuto.
Vennero descritte cose che era meglio rimanessero non scritte.
Vennero descritte cose che il fato aveva cancellato per un capriccio.
Vennero descritte cose che fecero venire l’itterizia ai più savi tra gli uomini.
Insomma, vennero descritte un sacco di cose.
Tra queste il triste giorno in cui Ludmilla Grissina, rimasta orfana di entrambi i genitori, fu costretta a
partire per lavorare nelle miniere di giada della Terra del Freddo Lontana e Inospitale, lasciando il fratellino
Cirillo alle poco amorevoli cure di zia Panzer.
Cirillo, neanche compiuti i sei anni, promise vendetta. Giurò che avrebbe riscattato la sorte della sorella e le
avrebbe assicurato il futuro che meritava. Mostrò il pugno chiuso al destino crudele e si servì un’altra ciotola
di budino prima di andare a letto.
Gli anni passarono come melanzane arrostite e Cirillo crebbe esile e imbelle fino a che, un giorno, alla fiera di
Senigallia trovò un anziano venditore che cambiò la sua vita.
Non con l’herbalife. Non con il potere del voodoo. Non con ingenti quantitativi di alcool. Con… bè, se
aspettate un momentino ve lo spiego.
Dunque…
A questo punto il narratore, resosi conto dell’errore commesso lasciando il filo della narrazione nelle mani
sbagliate (e questa volta peggio di quando tentò di far scrivere il finale della sua commedia ad una scimmia
ammaestrata) tenta di intervenire allungando le mani sulla macchina da scrivere dove ‘altri’ sono intenti alla
narrazione.
Ne segue una colluttazionfhgp,otàep5  ppti c ljqèwè0219vim jefò0q0 ccmnfùepsxm uduiuc  NRE84EJUZ  887//£Y
XCKRKUYSGhdye!!! da cui il narratore esce purtroppo sconfitto, legato, imbavagliato e segregato in un angolino
accanto al caminetto ed è meglio che stia attento che altrimenti neanche la cena gli diamo.
“Con queste ragazzo mio potrei fare cose incredibili, sovrumane, ineguarrabili.”
“E allora perchè non le usi?” chiese il ragazzino.
“Eh?”
“Hai detto che potresti fare cose incredibili, sovrumane ed un’altra parola che non ho capito bene.”
“No, no. Ho detto ‘potrai’. Tu potrai. Io non potrei. Io non posso. Non potrò. Vorrei. Ma non posso. Io.”
“E perchè mai?”
“Ma perchè solo a pochi è riservato il privilegio di poter controllare il loro immane potere. Io purtroppo non
sono tra questi. Ho provato a lamentarmi con l’autore ma è legato e imbavagliato quindi purtroppo il mio ruolo
nella storia si limita a queste poche righe. Che con le tasse alla fine a mala pena il denaro per tornare a casa
mi resta.”
Il ragazzino osservò il venditore con espressione confrunta.
“Provale su.” Lo incitò il venditore.
“Ma pesano.”
“Meno storie ragazzo che se no facciamo notte. Metti ste ghette, pagami i cinque copechi e sparisci.”
Cirillo Grissino pagò la somma e tornò faticosamente a casa indossando le sue nuove ghette di ghisa(TM).
Salendo faticosamente al piano di sopra, verso camera sua, pensava a cosa mai potessero avere di speciale quelle
bizzarre calzature.
La mattina seguente zia Panzer svegliò il giovane Cirillo con un’altra ciotola di budino ma Cirillo quel giorno
aveva altri programmi.
Programmi che in fin dei conti potevano aspettare una ciotola di budino.
Yum!
Ah! Infausto budino!
Non si fosse soffermato per una seconda ciotola e poi una terza Cirillo sarebbe arrivato alla fermata
dell’autobus senza incontrare i bulli della Ghenga di Quelli che Quando Saranno Più Grandi Faranno il Culo a
Tutti Quanti (GheQuQuSaPiGraFaCuTuQu). Ed invece li incontrò.
Quel giorno Cirillo Grissino conobbe Vitø Pastranø e la sua vita cambiò. Di nuovo.
Fa due cambiamenti di vita nell’arco di pochi giorni.
Verrebbe da ipotizzare che questo sia l’inizio di una vita di avventure e continui cambiamenti.
Ed invece da quel giorno in poi Cirillo sarebbe diventato prima amico e poi lacchè di Vitø Pastranø assistendolo
nella sua ascesa nei ranghi della mala dell’Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord.
Da quel momento il ricordo di sua sorella Ludmilla sarebbe scemato tanto che un giorno alla domanda ‘hai fratelli
o sorelle?’ postagli da uno dei nuovi scagnozzi di Vitø che cercava di fare amicizia Cirillo rispose: ‘Come hai
detto scusa? Con tutta questa melassa nelle orecchie non ho sentito bene.’
Da quel momento il potere delle ghette di ghisa sarebbe rimasto occultato tanto che un giorno al mercato un
fruttivendolo gli fregò 30 centesimi sul prezzo di un chilo di aranpapere.
E che c’entra tutto questo con Kaprawoulf? Niente in effetti, ma dato che il narratore è legato e imbavagliato
abbiamo colto l’occasione per raccontare un po’ di retroscena. Se non vi piace potete sempre uscire a farvi una
pizza.
Comunque adesso lo liberiamo, va bene? Lo rimettiamo al suo posto davanti alla macchina da scrivere ed andiamo a
farci un budino.
Oh.

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